venerdì 7 maggio 2010

Una manovra “correttiva” da 25 miliardi. Si annunciano nuovi tagli alla cieca


di Stefano Fassina (Responsabile economia e lavoro del PD)

La “tragedia greca” ha posto la situazione di finanza pubblica italiana in un quadro di vigile fiducia. È giusto, perché l'Italia ha “fondamentali” economici e sociali decisamente migliori dei PIGS (Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna). È un bene per tutti, soprattutto per i più vulnerabili, i disoccupati, i pensionati, non essere tra i Paesi a rischio.
Va riconosciuto che “G.T. 3°” è certamente la migliore versione di Giulio Tremonti sperimentata fino ad oggi a via XX Settembre.
Infatti, dobbiamo ricordare a quanti oggi celebrano le performance del nostro Ministro che, nelle due versioni precedenti, non aveva avuto altrettanta sensibilità per il bilancio pubblico.
Nella legislatura 2001-2006 aveva lasciato in eredità al Governo Prodi un’infrazione comunitaria per deficit eccessivo, un debito pubblico in risalita dopo 13 anni di calo e l’onere politico di un pesante aggiustamento finanziario da compiere. Dobbiamo anche ricordare che l’esecutivo Berlusconi a Maggio 2008 non si è insediato, come il povero Papandreou, ad Atene. A Palazzo Chigi ha trovato i conti pubblici in buon ordine e il debito riportato in discesa. Solo un dato, purtroppo tecnico, ma importante: un “avanzo primario strutturale” (indicatore corretto per gli effetti dell’andamento dell'economia) dell’1,9% che la prudenza del Ministro Tremonti ha comunque dimezzato. Insomma, se il Governo Berlusconi fosse ripartito da dove aveva lasciato il Paese nel 2006, oggi la nostra situazione sarebbe certamente molto, molto, più complicata.
Un minimo di onestà intellettuale da parte del centrodestra aiuterebbe a favorire il confronto costruttivo su difficili scelte economiche. In tale contesto, la novità della manovra preannunciata ieri (25 miliardi di euro) è l’inasprimento, di circa 7 miliardi di euro, della correzione necessaria a centrare gli obiettivi fissati nel 2008. Si inasprisce una medicina già molto amara. Ai consistenti tagli già attuati e previsti si aggiungeranno altri tagli.
Tagli alla cieca, tagli agli investimenti e alle prestazioni sociali per compensare l’incapacità di controllare la spesa per acquisto di beni e servizi e la scelta di allargare il campo dell’evasione fiscale. Soprattutto, tagli in assenza di una strategia per la crescita. Infatti, il Ministro Tremonti, pur nella sua versione evoluta, persevera in un grave errore di impostazione: confonde la variabile “vincolo” con la variabile “obiettivo”. Ha assunto il controllo della finanza pubblica come obiettivo della politica economica, mentre doveva essere il vincolo in relazione all’obiettivo della crescita e della coesione sociale. Obiettivi da perseguire attraverso un ventaglio di riforme per aggredire i nodi che da un quarto di secolo determinano la caduta della nostra produttività.
Non è un errore tecnico. È conseguenza di una cultura politica dominata dai sondaggi quotidiani, dalla sfiducia nell’Italia civile ed innovativa, da un minimalismo corporativo a salvaguardia di rendite e cieche convenienze di interessi di corto respiro. L’errore di Tremonti e del Governo, oltre che profondamente iniquo, è pericoloso perché senza crescita e coesione sociale non si stabilizza la finanza pubblica. Urge inversione di rotta.

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