Questa mattina ho appreso della scomparsa di Ambrogio Bandassarri, Sep come lo chiamavano i suoi amici, i suoi compagni di lavoro quando faceva l’operaio forestale. Mi hanno detto i suoi che era ricoverato da metà marzo e che, malgrado la sua forza e la sua tenacia, purtroppo non ce l’ha fatta. Lo conoscevo da tanti anni, da quando, studente liceale, in estate – nei primi anni ’70 - andavo a lavorare nei cantieri di rimboschimento per alcune settimane. Con Sep c’era Gigiòla, Gustì dla Zastna, Tugnò, ‘E Mor, Angiulì Malavolti, Angiulì ‘d Bafé, Lucia ‘d Dariulì e tanti altri e altre. Erano operaie e operai, il più grande nucleo operaio presente a Càsola in quegli anni. Con loro trascorrevamo intere giornate ad aprire le buche nei campi abbandonati a Trerio e Valmaggiore dove a fine estate sarebbero state messe le piantine da rimboschimento. Si parlava, si discuteva di sindacato e di politica, si ascoltavano racconti. Erano persone semplici, buone, portatrici di una grande dignità. Che avevano coscienza di sé e dei propri diritti, che avevano – come si sarebbe detto allora – “coscienza di classe”.
Sep era iscritto alla CGIL, al partito, all’ANPI.
Sempre presente alla Festa dell’Unità e alla Festa Democratica era attivo nel Centro sociale e nelle iniziative che l’ANPI organizza a Monte Battaglia. E’ sempre stato un bravo compagno: così l’ho conosciuto e così voglio ricordarlo.
Alla moglie Marinella, ai figli Romano e Alfiero, ai famigliari tutti rivolgo le più sincere condoglianze.
(Giorgio Sagrini)
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