domenica 22 gennaio 2012

La via italiana alla Green Economy

Dieci proposte per un via italiana alla green economy: sono le idee lanciate oggi dagli Ecologisti Democratici nel convegno, organizzato il 13 gennaio scorso nella sede nazionale del PD a Roma.
La crisi segna un passaggio d'epoca – ha dichiarato nella sua relazione introduttiva Fabrizio Vigni, presidente nazionale Ecodem –, è la crisi di un modello di sviluppo basato su mercati finanziari senza regole, indebitamento economico e ambientale, crescenti disuguaglianze. Chi pensa che passata la nottata si potrà ricominciare come prima si sbaglia. La rotta giusta per uscire dalla crisi è verso un green new deal, in Europa e nel mondo. La crescita di una nuova economia ecologica, più efficiente nell'uso delle materie e dell'energia, per uno sviluppo ecologicamente sostenibile. Una nuova rivoluzione industriale e tecnologica incentrata sulla green economy ed al tempo stesso una nuova idea di benessere, più sobria e intelligente”.
L'economia verde – ha continuato –, l'unica che sta crescendo anche dentro la crisi, è uno dei pilastri su cui ricostruire l'Italia. Il nostro paese può avere grandi potenzialità se sa incrociare la modernizzazione ecologica del sistema manifatturiero (il secondo in Europa dopo la Germania) sul patrimonio di civiltà, bellezza, creatività e sulle vocazioni di territori ad alta qualità ambientale che fanno la forza del Made in Italy. E' questa la via italiana alla green economy."
Le dieci proposte avanzate dagli Ecodem rappresentano progetti e proposte concrete per la cosiddetta "fase due", per la ripresa dell'economia e per creare lavoro.
Eccole in sintesi:

1. Modernizzazione ecologica dell'industria italiana. Un programma “Industria 2020” per la green economy (industria dell'auto, nuovi materiali e chimica verde, industria del riciclo, tecnologie per l'efficienza energetica e le rinnovabili, ecodesign).
2. Riforma fiscale ecologica. Alleggerire il carico su lavoro e impresa, spostarlo sui consumi di materia e di energia; incentivare produzioni e consumi sostenibili.
3. Politiche per la qualità italiana. Puntare sulla tutela dell'ambiente e del paesaggio, sull'agricoltura di qualità, sul turismo, sui parchi, sulla promozione del Made in Italy nel mondo.
4. Nuovo piano energetico. Un programma per l'efficienza energetica nell'industria, nei servizi, nell'edilizia; 50 per cento di elettricità da rinnovabili entro il 2030; Smart grid; riduzione del 30 per cento delle emissioni di gas serra entro il 2020; rendere permanente l'ecobonus del 55 per cento.
5. Difesa del suolo. E' la più grande opera pubblica per l'Italia: utilizzare almeno un terzo dei fondi Cipe e parte dei risparmi da rinuncia all'acquisto dei cacciabombardieri F35; deroga al patto di stabilità per i Comuni; frenare il consumo di suolo.
6. Servizi pubblici locali. Sono parte importante della crescita della green economy, con gli investimenti per acquedotti e depuratori, impianti per i rifiuti, reti di trasporto, energia e gas; rispettare le indicazioni emerse dal referendum sull'acqua.
7. Mobilità sostenibile e città ecologiche. Investire sul trasporto pubblico locale, ferrovie locali, tramvie e metropolitane.
8. Sud. Economia verde, ambiente, energie rinnovabili, priorità per lo sviluppo del Mezzogiorno.
9. Più legalità, meno burocrazia. Lotta alle ecomafie, introduzione dei reati ambientali nel codice penale, lotta all'abusivismo; riforma dell'Ispra e del sistema dei controlli ambientali; semplificare norme e procedure.
10. Lavoro verde. Un milione di posti di lavoro dall'economia verde; investire su formazione e ricerca.

“Serve coraggio, equità e che si riesca ad affrontare il tema facendo sul serio senza disturbare qualcuno e altri no”. Così il segretario del PD, Pier Luigi Bersani nel suo intervento al convegno promosso da Ecodem dal titolo “La via italiana nella green economy”. Ieri, ha ricordato Bersani, "ho chiesto che siano a bevuta pari, cioè che siano distribuite a tutti, anche a quelli che finora non sono stati toccati". Poi spiega che "le liberalizzazioni si devono fare per dare più accesso al lavoro ai giovani e non avere rendite di posizione, per abbattere i prezzi e animare l'economia, per oliare il meccanismo di consumi più equi. Cerchiamo di fare cose che diano l'idea che si fa qualcosa per tutti. In più servono politiche industriali e politiche attive".
"Non è finito il nostro compito, dobbiamo andare avanti, anche con riforme che costano. Per noi questo passaggio per quanto difficile è in larga parte compreso ma ci siamo fermati sulla soglia di un disastro. In questo passaggio c'è il grande tema sociale, ora si deve avere occhio alle persone che soffrono di più: chi ha perso il lavoro, chi il lavoro non c'è la più, i pensionati e chi vive disabilità".
“I lavori sono in corso ma ho elementi per dire che il nostro partito potrà essere il contenitore attivo di questa novità: del saper coniugare il grande tema sociale con politiche di crescita ispirate alla cultura ambientalista”.
“Il PD vuole essere il partito dei riformisti del nuovo secolo. Dobbiamo uscire da questa fase di difficoltà con una idea precisa di cosa vogliamo essere”. Per questo il segretario ha garantito che la sensibilità ambientalista sarà “sempre più centrale” per il partito e saprà raccogliere la sfida di tenere insieme rosso e verde.
“In una situazione che non ha molti confronti in Europa, abbiamo alcuni elementi che ci permettono di affermare che il PD è quel partito che sa interpretare le politiche sociali con il modello di crescita sostenibile che conosce suoi limiti.. Nel panorama europeo, il PD è in condizione di giocare questa carta e lavorerà con tutte le forze progressiste per realizzare queste idee”.

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