mercoledì 25 gennaio 2012

Proposta PD al Senato per il "reddito minimo di cittadinanza"

Il reddito minimo non deve essere più un tabù in Italia. Deve essere introdotto "quale misura di contrasto alla disuguaglianza sociale". E' quanto chiede il PD con un disegno di legge presentato al Senato, primo firmatario Roberto Di Giovan Paolo.
"Per evitare l'esplodere di tensioni sociali - ha affermato il deputato PD - dobbiamo studiare nuove forme di sostegno. Serve, quindi, introdurre il reddito minimo di cittadinanza, come in tanti altri Paesi europei. Con più reddito ci sono piu' consumi, piu' commercio e più benessere". "L'obiettivo - spiega Di Giovan Paolo - é riordinare l'impianto degli ammortizzatori sociali, che oggi tutelano principalmente i lavoratori delle grandi aziende. Dobbiamo quindi intervenire a favore anche dei sottoccupati, delle partite Iva, dei co.co.pro, di chi e' occupato in modo intermittente", continua Di Giovan Paolo.
"Dunque niente assistenzialismo, perché il reddito minimo decadrebbe non solo nel caso in cui il soggetto trovi un lavoro, ma anche nel caso in cui lo rifiuti quando offerto da un centro per l'impiego. Nessun collegamento poi con la revisione dell'articolo 18. Le garanzie - conclude Di Giovan Paolo - vanno aumentate, non diminuite".
La presidente Anna Finocchiaro saluta l'iniziativa come un modo per superare quello che oggi viene considerato un "disvalore" o una espressione di "compassione", il fatto cioè di concedere un sussidio a chi non lavora e i cui costi finanziari sono inferiori rispetto ai "costi sociali" dell'esclusione dal mondo del lavoro. Anche per Pietro Ichino c'e' "l'assoluta necessità per il centrosinistra politico e per il movimento sindacale di familiarizzare con il tema del reddito di cittadinanza" che è già realtà in tanti altri "paesi civilizzati. Il problema - osserva il giuslavorista - è quello posto dal ministro Fornero che ha messo il tema in agenda, ma ha posto due questioni. Quello delle risorse non è il più difficile da risolvere. L'altro problema è quello delle politiche attive del lavoro per evitare che il reddito minimo diventi un modo per pagare qualcuno per restare fuori dal tessuto produttivo, cosa che l'Italia non può permettersi. Abbiamo il problema contrario, quello di sostenere l'ingresso, visto che abbiamo una disoccupazione troppo alta".
Rispetto al più ampio tema della riforma degli ammortizzatori sociali Ichino osserva che la cassa integrazione è un "ottimo strumento per tenere legati i lavoratori all'azienda ma non è uno strumento di assistenza ai disoccupati". Per questo bene ha fatto Fornero a dire che la cassa straordinaria non può essere usata "per nascondere la condizione di disoccupazione".

1 commento:

Myrdål (NOR) ha detto...

Tonino d'Annibale nel suo ddl Regione Lazio ha compreso anche coloro che il lavoro lo cercano per la prima volta in assoluto e oggi non lo hanno ancora trovato per colpa di dirigenti di azienda ladri e incivili.

questo genere di persone si chiamano INESPERIENZIATE. Dite al Senatore di aggiungere questo nel suo DDL prima che noi scateniamo una rabbia inaudita. Grazie mille.