martedì 31 gennaio 2012

Questo "signore" va cacciato!

Sen. Luigi Lusi
La notizia è di oggi. Il tesoriere della Margherita e attuale senatore del PD, Luigi Lusi, ha rubato 13 milioni dei rimborsi elettorali percepiti dalla Margherita fino al 2008 e su cui aveva conservato il diritto a operare con l'ex segretario della Margherita, Francesco Rutelli. Il reato contestato è appropriazione indebita. Un'accusa grave che lo vede "reo confesso". I fatti sono quindi accertati. Ora, uno così va cacciato perchè non può stare nello stesso partito di tutti noi, il partito di chi paga la quota tessera di tasca propria, di chi lavora gratis nelle feste per finanziare l'attività del proprio Circolo e del PD, di chi crede nella 'buona politica'.
E bisogna chiedere a lui e a chiunque altro tradisca l'impegno a servire con onore le istituzioni, non solo di restituire il maltolto ma di pagare l'offesa resa alle istituzioni e a chi - decine di migliaia di iscritti e militanti del Partito democratico - si impegna ogni giorno per restituire credibilità e prestigio alla politica, e poi si vede danneggiato, colpito, umiliato dai comportamenti disonesti di personaggi come questo. Il senatore Lusi va cacciato dal PD ed è indegno di stare in Parlamento. Chieda scusa, restituisca ciò che ha rubato, se ne vada. E decida, rapidamente, la giustizia quale condanna dovrà subire.

La notizia raccontata da "La Repubblica"

AUTO-BONIFICI
È una storia che comincia nel novembre scorso. Con una segnalazione della Banca d'Italia di movimenti sospetti sul conto corrente bancario intestato a "Democrazia e Libertà - Margherita", partito che, nell'ottobre del 2007 è confluito nel PD, ma che è sopravvissuto come fondazione e ha dunque conservato i suoi asset. I movimenti segnalati da Bankitalia sono decisamente consistenti per un partito che ha cessato di esistere e dunque dovrebbe presentare un profilo finanziario "conservativo". Tra il gennaio del 2008 e l'agosto del 2011, si contano infatti 90 bonifici in uscita per un totale di 12 milioni 961 mila euro.
Tutti con un identico beneficiario - la "T. T. T. srl." - e una medesima quanto assai curiosa causale: "Prestazioni di consulenza". Di più: quei quasi 13 milioni, oltre ad essere una gran bella somma, sono, soprattutto, denaro pubblico perché - per quanto ricostruisce la Finanza - sul conto della ex Margherita sono affluiti gli ultimi rimborsi elettorali riconosciuti al Partito (2008) e versamenti del PD.
CASE E SOCIETÀ
C'è insomma, materia per indagare. E andare a fondo sui 90 bonifici partiti da quel conto su cui risultano avere delega ad operare (ancora oggi) Luigi Lusi e Francesco Rutelli, rispettivamente ex tesoriere ed ex segretario del Partito. Ebbene, la prima "scoperta" è illuminante. La "T.T.T.srl", destinataria dei 12 milioni 961 mila euro, è una società - accerta l'inchiesta - "direttamente riconducibile a Luigi Lusi". Oggi senatore PD, ma di professione - il dettaglio è cruciale - "avvocato penalista" specializzato in "contratti d'affari e real estate" (così recita la sua biografia ufficiale di parlamentare). La causale che vuole la "TTT" società di consulenza della disciolta Margherita appare dunque la grossolana foglia di fico necessaria a giustificare il trasferimento di fondi da un conto di cui Lusi è amministratore ad un altro di cui è proprietario.
Una circostanza - accerta ancora l'indagine - che si rafforza quando l'inchiesta accerta come la "TTT" abbia impiegato il denaro proveniente dal tesoro della Margherita. La società risulta infatti lavorare nel business di cui Lusi tiene a segnalare la competenza, il real estate. E infatti - documenta la Finanza - la srl. acquista un prestigioso immobile a Roma, in via Monserrato 24, per 1 milione e 900 mila euro; bonifica in due distinte occasioni, 1 milione 863 mila e 2 milioni 815 mila euro alla "Paradiso Immobiliare".
MOGLIE CONSULENTE
C'è di più. Con il denaro pubblico "succhiato" dal conto della Margherita, la "TTT" bonifica 270 mila euro alla "Luigia Ltd.", società di diritto canadese, "riconducibile allo stesso Lusi"; gira 49 mila euro sul suo conto personale e 60 mila su quello del suo studio legale a titolo di "fondo spese". Mentre impiega 5 milioni e 100 mila euro di quel "tesoro" per saldare imposte che, evidentemente, non sono quelle dovute al Fisco dal disciolto Partito. Oltre a destinare 119 mila euro allo studio di architettura "Giannone-Petricone" di Toronto (Canada). Una coincidenza definitivamente rivelatrice, visto che l'architetto canadese Pina Petricone è la moglie di Lusi.
LA CONFESSIONE
Travolto dalle evidenze raccolte dall'inchiesta, l'ex tesoriere della Margherita, interrogato dal procuratore aggiunto Caperna, ha ammesso l'accusa che gli viene mossa. Si è assunto per intero la responsabilità della distrazione dei fondi. Si è impegnato a "restituire in tempi brevissimi" il denaro che ha sottratto al partito. Ma a quanto pare la sua confessione non necessariamente chiuderà l'inchiesta. Resta infatti ora da comprendere - ed è questione cruciale - come sia stato possibile che nessuno, a cominciare dall'ex segretario, Rutelli, abbia mai avuto sentore, per altro in un arco di tempo così lungo (2008-2011), delle operazioni che Lusi faceva sul conto del partito. E ancora, come sia stato possibile dissimulare quell'emorragia di denaro (13 milioni di euro) dai rendiconti di bilancio. Rutelli, che è stato sentito dalla Procura in qualità di persona informata dai fatti (una testimonianza durante la quale avrebbe spiegato di essere stato all'oscuro di quanto Lusi combinava), ha spiegato ieri sera di non poter entrare nel merito della questione, perché tenuto al "rispetto del segreto istruttorio". E ha preferito dunque affidare la sua posizione ad una nota che leggete in questa pagina.

Comportamento incompatibile
di Claudio Sardo (Direttore de l’Unità) - 1 febbraio 2012

È una brutta storia. Nella quale si incrociano questioni che riguardano l’etica pubblica, la correttezza politica, il rapporto di fiducia con gli elettori e con il partito che si rappresenta. La vicenda giudiziaria che coinvolge Luigi Lusi, ex tesoriere della Margherita e oggi senatore del PD, è appena agli inizi e presenta ancora alcuni aspetti poco chiari.
Passaggi che sono sotto la lente della Procura di Roma e sui quali è bene riservarsi il giudizio finale. Toccherà ai pm verificare se quei 13 milioni di euro, in gran parte frutto dei rimborsi elettorali del vecchio partito di Rutelli, sono finiti tutti nelle tasche del senatore indagato. Per ora, l’unica cosa certa è che Lusi, davanti ai magistrati, ha ammesso le colpe e si è assunto ogni responsabilità.
Anzi, in un’intervista, ha detto testualmente: «Mi assumo la responsabilità di tutto e di tutti». Dove l’ambiguità di quel «tutti» sembra lasciare aperto ogni possibile sviluppo.
L’accusa è molto pesante: appropriazione indebita. Pesante non tanto da un punto di vista penale (il codice prevede una multa e il carcere fino a tre anni) quanto da quello politico. Per un parlamentare è una macchia indelebile, che sfregia la sua onorabilità e ferisce la sua funzione di rappresentanza. Quel flusso di denaro che dal conto della Margherita è transitato nelle casse di una società gestita da un titolare canadese è già, per ammissione, la prova di un giro di affari irregolari.
Lusi, grazie a quella movimentazione, avrebbe acquistato un appartamento nel centro di Roma, una villa ai Castelli Romani, pagato una costosissima ristrutturazione edilizia più diverse consulenze. Che cosa abbia spinto il tesoriere della Margherita ad azioni così spericolate e difficili da tenere nascoste è un mistero.
Resta la macchia. Ed è una macchia personale che riguarda innanzitutto un partito precedente al PD e che ora coinvolge il PD di cui è senatore. Con la stessa convinzione con cui abbiamo chiesto ai democratici provvedimenti rapidi nei confronti di Filippo Penati e con lo stesso spirito garantista con cui in questi giorni abbiamo sollevato dubbi sull’inchiesta giudiziaria che coinvolge Ottaviano Del Turco, oggi diciamo ai vertici del PD che non sono consentiti né tentennamenti né rinvii. Il senatore Lusi ha ammesso le sue colpe, quindi non ci sono ulteriori accertamenti da fare, né testimonianze da raccogliere. È ormai chiaro che non può più stare nel PD, né far parte dei suoi organismi dirigenti e del suo gruppo parlamentare.
E crediamo anche che, avendo tradito il suo mandato, debba dimettersi da senatore. Anche se quest’ultima è una decisione che attiene esclusivamente alla sua coscienza. Ci aspettiamo che gli consigli la scelta giusta.
Il caso Lusi pone però alla politica un problema che va oltre i risvolti penali o giudiziari. Bisogna che il Parlamento, come suggerisce Luciano Violante in un’intervista al nostro giornale, si doti al più presto di organismi che valutino l’etica pubblica dei parlamentari. Accade già negli Usa e in Canada. Anche i partiti devono darsi regole certe e inflessibili. Per sconfiggere l’antipolitica non basta l’indignazione. Bisogna sviluppare gli anticorpi per impedire che qualche disonesto sporchi l’impegno di tante persone che hanno a cuore solo le loro idee.

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