sabato 3 marzo 2012

I partiti del padrone

Sui giornali di ieri hanno finito per confondersi, per ragioni d’impaginazione, due vicende molto diverse. La prima è la scomunica via internet di quei grillini che si sono permessi (pensate un po’) di chiedere regole, minimi principi democratici e spazi di discussione nel loro movimento, e che per questo Beppe Grillo ha messo alla berlina sul blog, chiarendo che il suo “non è un partito” e “non vuole esserlo” (infatti!).
La seconda è la pubblica umiliazione di Angelino Alfano da parte di Silvio Berlusconi, che ormai nemmeno si ricorda di passarlo a prendere quando va a trattare con Monti, o quando annuncia l’intenzione di cambiare nome e simbolo al Pdl (di cui Alfano sarebbe, teoricamente, il segretario). Da un lato, insomma, la vicenda di un partito personale in cui il leader carismatico, unico legittimo proprietario del marchio, espone al pubblico ludibrio chiunque si metta in testa di fargli ombra; dall’altro, la vicenda di Berlusconi e del Pdl.
Effettivamente, a pensarci bene, non sono poi due vicende così diverse.

(Francesco Cundari - l’Unità, 3 marzo 2012)

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