mercoledì 12 settembre 2012

Altolà di Bersani all'accordo Udc-Pdl sulla proporzionale: "Porta ingovernabilità, ve la vedrete con noi"

Il segretario del PD, Pier Luigi Bersani, va all'attacco sull'ipotesi di un accordo UdC-PdL sulla legge elettorale per il modello tedesco con preferenze. "Lasciamo stare il sistema tedesco e le altre ipotesi di pensiero sulla legge elettorale", dichiara a Mestre il leader dei democratici, alla festa del PD. "Semmai qualcuno avesse in testa di andare a un sistema seccamente proporzionale, di questo si tratta, in una situazione come quella italiana, cioè portando matematicamente il Paese all'ingovernabilità, dovrà vedersela con noi".

Secondo indiscrezioni, in giornata si è svolto un vertice dello stato maggiore del PdL, presenti il segretario Angelino Alfano e Denis Verdini, l'emissario pidiellino nella trattativa con PD e centristi sulla riforma elettorale. Si cercherebbero convergenze sul proporzionale con Lega e UdC al Senato in chiave anti PD. La linea del PdL sarebbe chiara riguardo due punti: ritorno al proporzionale e premio di maggioranza, non troppo elevato, al partito e non alla coalizione. Il PdL risulterebbe invece ancora diviso sul nodo delle preferenze, che dovrebbe essere sciolto con il ritorno di Berlusconi. Voci di Palazzo Grazioli spiegano che "tutto resta in alto mare, con tante opzioni sul tavolo, spetta al Pd battere un colpo e dire cosa vuole fare".
E Bersani il colpo lo ha battuto. "Misuri le forze che ha perché dovrà vedersela con noi - ha insistito nel suo intervento a Mestre -. Perché la sera delle elezioni il mondo deve vedere che c'è qualcuno che può governare, sennò viene uno tsunami sul Paese, non sul PD. Noi su questo saremo fermissimi".
Bersani ha toccato il tema delle primarie ("si parli di Italia, non di Renzi"), ma ha dedicato ampio spazio alla situazione economica del Paese e alla qualità del sostegno del PD al governo Monti. "Noi siamo leali, stiamo lì a dare una mano - le parole del segretario -. Vogliamo però che ci si concentri di più su una situazione seria, perché vedere il Pil viaggiare a -2,6 significa che la situazione è molto seria, siamo in una recessione che non conoscevamo da molti anni. Facciamo quindi uno sforzo di concretezza".
"Sento qualcuno dire che la situazione migliora - ha aggiunto Bersani -. Non so che termometro abbia per misurare la febbre: quelli che uso io sono il lavoro, i consumi della gente normale e investimenti che danno lavoro. Questi termometri segnano febbre alta". Quanto all'invito rivolto dal presidente del Consiglio per un maggior sforzo ai sindacati, Bersani dà il suo "ok" allo "sforzo comune", ma poi ha puntualizzato: "Siamo uno dei pochissimi Paesi che afferra il pareggio di bilancio l'anno prossimo e dopo la Grecia siamo il Paese più in recessione d'Europa". Per questo, pur all'interno di "tutti i patti, tutti i rigori, tutti i fiscal compact", è necessario "trovare un minimo di margine per dare un po' di respiro al Paese". Per fare questo, secondo Bersani, servono "un po' di investimenti e un po' di lavoro: poi si può chiedere lo sforzo di tutti, ma questo ci vuole secondo me".
Sul futuro di Monti, "deciderà lui quello che vuol fare". "Io ho una grandissima stima di Monti - ha scandito il leader del PD -. Vedono tutti che Monti è riuscito a dare nel mondo un profilo dell'Italia di serietà, credibilità e rigore. Per noi, l'ho già detto, è un punto di non ritorno. Ma sia chiaro che nel programma vogliamo metterci più lavoro, più equità, più uguaglianza, più diritti".

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