giovedì 13 settembre 2012

Articolo 18. Perchè riaprire una battaglia già vinta?

Intervista a Cesare Damiano (deputato PD, ex Ministro del Lavoro nel Governo Prodi)
l'Unità, 13 settembre 2012

"Mi auguro che non ci siano altri motivi di divisione nel PD". Almeno non sui referendum, spera Cesare Damiano che sulla riforma del Lavoro non è mai stato tenero con il governo ma non per questo condivide l'iniziativa.
Damiano, lei non era d'accordo con la modifica dell'art.18 ma non le piacciono questi referendum. Perché?
"Intanto non cmmettiamo l'errore di confondere i referendum, presentati tra gli altri anche da SEL, con le alleanze del PD. Noi dobbiamo continuare sulla strada della costruzione di una proposta politica progressista e SEL è un interlocutore fondamentale. Detto questo ritengo la scelta del referendum inopportuna e sbagliata".

Perché? Non si deve cambiare l'art. 18?
"Prima di tutto perché i promotori sanno perfettamente che nel 2013 ci saranno le elezioni politiche e quindi non si potrà tenere alcun referendum. Non condivido una posizione di bandiera e propagandistica perché prediligo la soluzione reale dei problemi. Inoltre, trovo questa scelta contraddittoria con la prospettiva di governo. Il PD vuole governare il Paese ed è la via legislativa quella da privilegiare per correggere le riforme sociali di questo governo, come pensioni e mercato del lavoro, nelle parti che peggiorano le condizioni di vita dei lavoratori".
Ma nel merito dei quesiti, lei non condivide nulla?
"Penso, a diffferenza di Vendola, che il compromesso raggiunto sull'art. 18, grazie a un'inziativa politica forte del PD e di Bersani, non sia più da modificare. Sulla riforma del mercato del lavoro non ho mancato di far sentire la mia opinione critica ma credo sia necessario un vero monitoraggio dell'impatto della riforma sul mercato reale per poi procedere con le correzioni, sentendo le parti sociali, sindacati e imprese".
Eppure finora non risulta che la modifica dell'art. 18 abbia provocato tanti cambiameti nel mercato del lavoro.
"Voglio ricordare che la proposta iniziale del governo era quella di non consentire la reintegrazione nel posto di lavoro in seguito a un licenziamento per motivi economici. Noi abbiamo imposto una profonda correzione che ha reintrodotto, accanto al risarcimento, la possibilità di reintegrare il lavoratore, ossia una soluzzione alla tedesca. Mi sembra si sia raggiunto un buon compromesso e se ci saranno delle correzioni da fare, sulla base dei casi che la magistratura esaminerà e sulla base dei suggerimenti delle parti sociali, allora affronteremo la questione".
Lei dice: "alleanze e referendum non devono essere confuse". Ma si è creato un problema con Vendola?
"Sarebbe stato meglio non presentarli ma non possiamo inibire un'autonoma iniziativa di partito. Aggiungo che l'art. 8, voluto da Sacconi, andrebbe cancellato perché affidare la derogabilità di leggi e contratti alla contrattazione di azienda e di territorio vuol dire distruggere un quadro di normativa nazionale. Ma non voglio aspettare l'esito di un referendum: vorrei fosse uno dei primi atti legislativi di un governo di centrosinistra".



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