sabato 26 gennaio 2013

Giorno della Memoria: il "Giuramento di Mauthausen"

Mauthausen. La "scala della morte"
Il 16 maggio 1945, in occasione del rimpatrio del primo contingente di deportati, quello sovietico, si tenne sul piazzale dell'appello del campo di concentramento nazista di Mauthausen (Austria) una grande manifestazione antinazista, al termine della quale fu approvato il testo di questo appello, noto come il "Giuramento di Mauthausen"
Si aprono le porte di uno dei campi peggiori e più insanguinati: quello di Mauthausen. Stiamo per ritornare nei nostri paesi liberati dal fascismo, sparsi in tutte le direzioni. I detenuti liberi, ancora ieri minacciati di morte dalle mani dei boia della bestia nazista, ringraziano dal più profondo del loro cuore per l'avvenuta liberazione le vittoriose nazioni alleate, e salutano tutti i popoli con il grido della libertà riconquistata. La pluriennale permanenza nel campo ha rafforzato in noi la consapevolezza del valore della fratellanza tra i popoli. 
Fedeli a questi ideali giuriamo di continuare a combattere, solidali e uniti, contro l'imperialismo e contro l'istigazione tra i popoli. Così come con gli sforzi comuni di tutti i popoli il mondo ha saputo liberarsi dalla minaccia della prepotenza hitleriana, dobbiamo considerare la libertà conseguita con la lotta come un bene comune di tutti i popoli. 
La pace e la libertà sono garanti della felicità dei popoli, e la ricostruzione del mondo su nuove basi di giustizia sociale e nazionale è la sola via per la collaborazione pacifica tra stati e popoli. Dopo aver conseguito l'agognata nostra libertà e dopo che i nostri paesi sono riusciti a liberarsi con la lotta, vogliamo:
• conservare nella nostra memoria la solidarietà internazionale del campo e trarne i dovuti insegnamenti;
• percorrere una strada comune: quella della libertà indispensabile di tutti i popoli, del rispetto reciproco, della collaborazione nella grande opera di costruzione di un mondo nuovo, libero, giusto per tutti.
Ricorderemo sempre quanti cruenti sacrifici la conquista di questo nuovo mondo è costata a tutte le nazioni.
Nel ricordo del sangue versato da tutti i popoli, nel ricordo dei milioni di fratelli assassinati dal nazifascismo, giuriamo di non abbandonare mai questa strada. Vogliamo erigere il più bel monumento che si possa dedicare ai soldati caduti per la libertà sulle basi sicure della comunità internazionale: il mondo degli uomini liberi!
Ci rivolgiamo al mondo intero, gridando: aiutateci in questa opera!
Evviva la solidarietà internazionale!
Evviva la libertà!


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IL CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI MAUTHAUSEN, DOVE È STATO DEPORTATO IL CASOLANO UMBERTO RIDOLFI

Mauthausen è una località dell'Alta Austria, presso Linz, nelle cui vicinanze era sito un campo di concentramento per prigionieri durante la prima guerra mondiale. Il regime nazista lo trasformò nella seconda guerra mondiale in campo di sterminio. Famosa è la sua "scala della morte" di 186 gradini che i deportati usavano per scendere nella cava. Inseguiti lungo la scala, reggendo sulle spalle una pesantissima pietra, i deportati correvano sotto le bastonate dei "Kapò" e i colpi di calcio di fucile delle SS.
Per le SS il campo di concentramento svolgeva due funzioni: serviva all'eliminazione dei nemici politici attraverso la detenzione, le violenze, le uccisioni arbitrarie (cosa che consentiva il mantenimento di un regime di terrore tra gli oppositori del nazismo, al di fuori del campo); e contemporaneamente era una fonte di profitti, attraverso lo sfruttamento intensivo del lavoro dei deportati.
Mauthausen, il solo campo di concentramento classificato di "classe 3" (come campo di punizione e di annientamento attraverso il lavoro) divenne uno dei più terribili Lager nazisti. I prigionieri dovettero fare fronte a condizioni di detenzione inumane e lavorare come schiavi nelle cave. Le violenze, le brutalità, le punizioni disumane, la fame e le uccisioni costituivano elementi essenziali della vita quotidiana. Le uccisioni avvenivano in molte forme: attraverso le violenze dirette delle SS, le impiccagioni, le fucilazioni, le iniezioni al cuore, gli avvelenamenti e infine con il gas. Alcuni deportati furono semplicemente bagnati e lasciati gelare fino alla morte nel rigido inverno austriaco.
L'incremento della produzione bellica e gli sforzi compiuti dal nazismo di trasferire in gallerie sotterranee le produzioni delle fabbriche colpite dai bombardamenti alleati portarono a partire dal 1943 a un allargamento delle funzioni del campo. Una grande parte dei prigionieri fu destinata alla produzione degli armamenti in diversi campi satellite.
Circa 200.000 persone di differenti nazionalità furono deportate a Mauthausen: oppositori politici, persone perseguitate per motivi politici e religiosi, omosessuali, ebrei, zingari, prigionieri di guerra e anche criminali comuni. Circa la metà dei deportati furono uccisi, o morirono a causa delle inumane condizioni di vita e di lavoro.
Al momento della liberazione, nel maggio '45, si trovavano nei campi che facevano capo a Mauthausen circa 66.500 deportati (di cui 1.734 donne) molti dei quali in condizioni tali da non sopravvivere a lungo. Gli italiani deportati qui furono più di 8.000. Tra questi il casolano Umberto Ridolfi. Quando nel 1944 lo deportarono, vittima della delazione di un fascista casolano, aveva 17 anni.

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