sabato 9 febbraio 2013

Caccia: lavorare nella Legislatura che si apre, per aggiornare e migliorare la Legge 157

Stefano Bonaccini (Segretario regionale del PD) e Mario Mazzotti (responsabile regionale delle politiche venatorie del PD) hanno preso carta e penna e hanno scritto una lettera alle associazioni venatorie e ai cacciatori emiliano-romagnoli per ribadire l'impegno del PD a "lavorare nella Legislatura che si apre, per aggiornare e migliorare la Legge 157".
"Va rafforzato e definito - sostengono Bonaccini e Mazzotti - il ruolo delle Regioni, alla luce dei cambiamenti costituzionali e istituzionali intervenuti. Il nuovo Governo dovrà innanzitutto fare ciò che, nonostante gli impegni assunti con le Regioni, neanche il Governo Monti ha fatto: l’emanazione di linee guida nazionali per la caccia in deroga, il coordinamento dei calendari venatori regionali e il necessario raccordo con ISPRA, l’avvio immediato con procedura d’urgenza della richiesta all’Europa di esclusione dello storno dall’elenco delle specie protette, un intervento sull’estensione del prelievo degli ungulati in presenza di terreni innevati anche in Appennino".

La lettera di Stefano Bonaccini e Mario Mazzotti:
Il 24 e 25 febbraio si vota per rinnovare Camera e Senato. I Democratici sono pronti ad affrontare la sfida del governo e vogliono superare la gravissima crisi del Paese con un’opera di ricostruzione morale, civile ed etica oltre che economica e sociale.
Il nostro vuole essere un messaggio di verità e responsabilità.
Anche sulle politiche venatorie vogliamo che quella che si apre sia una Legislatura costituente. Bisogna dire basta all'incertezza e alla logica che sottopone la caccia all’estenuante e logora trafila delle Sentenze dei Tribunali Amministrativi e del Consiglio di Stato che sta inesorabilmente stravolgendo l’impianto di una Legge come la 157 che ancora rappresenta un riferimento ineludibile per una caccia moderna e sostenibile.
Nella Legislatura che si apre, vogliamo lavorare per aggiornare e migliorare la Legge 157.
Va rafforzato e definito il ruolo delle Regioni, alla luce dei cambiamenti costituzionali e istituzionali intervenuti. Il nuovo Governo dovrà innanzitutto fare ciò che, nonostante gli impegni assunti con le Regioni, neanche il Governo Monti ha fatto: l’emanazione di linee guida nazionali per la caccia in deroga, il coordinamento dei calendari venatori regionali e il necessario raccordo con ISPRA, l’avvio immediato con procedura d’urgenza della richiesta all’Europa di esclusione dello storno dall’elenco delle specie protette, un intervento sull’estensione del prelievo degli ungulati in presenza di terreni innevati anche in Appennino.
Vanno inoltre affrontati gli aspetti relativi alla gestione sociale del territorio e della caccia, ai calendari venatori regionali certi e credibili, adottati con provvedimenti di legge, per avere certezza dell'esercizio dell'attività, al ruolo dell'ISPRA, che non è per noi un ente di controllo che agisce in supplenza delle istituzioni, ma una istituzione tecnica e scientifica, terza e non di parte.
Per noi la caccia rappresenta un’attività fortemente legata al territorio. Una disciplina sociale e sportiva che assume un forte valore ambientale. La caccia è l’esercizio di un prelievo controllato e calibrato della fauna, quindi uno strumento indispensabile per l'equilibrio ambientale e faunistico e per la tutela della biodiversità. In questo senso i cacciatori rappresentano un presidio ambientale importante e una fra le componenti fondamentali per una gestione partecipata e condivisa degli ambiti territoriali di caccia, accanto a quelle agricola e ambientalista.
In questi ultimi anni abbiamo assistito a una strumentalizzazione continua del mondo venatorio da parte di componenti del centrodestra che hanno alimentato una contrapposizione pericolosa tra i fautori della caccia e quelli dell'ambiente. Lo stesso centrodestra, su iniziativa anche della capolista in Emilia-Romagna alla Camera per il PdL, Onorevole Brambilla, si è fatto paladino di una proposta devastante e mai accantonata: la modifica dell'art. 842 del Codice Civile. Se quel disegno passasse, verrebbe interdetta la possibilità di accesso dei cacciatori ai fondi agricoli e, di fatto, si privatizzerebbe la caccia. Non basta: la fauna non sarebbe più considerata "patrimonio indisponibile dello Stato", come adesso, e si interromperebbe quella proficua collaborazione tra cacciatori, agricoltori e ambientalisti indispensabile per la tutela del territorio. Come democratici osteggiamo fortemente questo impianto.
Noi Democratici abbiamo sempre cercato il dialogo con il mondo venatorio rispettando l'autonomia delle associazioni e avanzando le nostre proposte.
Continueremo così, senza promesse, nella chiarezza e nel rispetto delle diverse posizioni.

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