Trasparenza. Centralità del Parlamento. Ancoraggio all’Europa. Un'indagine approfondita che leghi la questione F-35 ad una visione strategica di un nuovo modello di difesa. Il governo non potrà in alcun modo compiere passi per acquistare F35 senza il via libera del Parlamento.
È la richiesta contenuta nella mozione che il PD ha concordato mercoledì mattina nell'assemblea del gruppo Camera e che è stata sottoposta agli altri partiti per arrivare a un testo unitario. «La Camera impegna il governo a non procedere a nessuna fase di acquisizione degli F35 senza che il parlamento si sia espresso nel merito ai sensi della legge 244 del 2012», si legge nel dispositivo. Il testo è stato approvato dai deputati con 4 voti contrari e 6 astenuti.
«Non si è mai parlato della sospensione del programma, ma si è parlato della sospensione dell'acquisto dei cacciabombardieri: sospendere l'acquisto significa che per adesso ci si limita ai tre F35 che sono stati già acquistati», spiega il deputato PD Giampiero Scanu capogruppo in Commissione Difesa, ai microfoni di Radio Città Futura.
«Il passo successivo è creare una commissione che svolga un'indagine conoscitiva nell'ambito della commissione difesa, che dovrebbe durare non meno di sette mesi - ha proseguito Scanu - per far tesoro delle risultanze del Consiglio Europeo che si terrà, sui temi della difesa e della sicurezza, a dicembre. Con molta responsabilità sarà poi il Parlamento a valutare quanto siano importanti gli F35».
«Bocce ferme, non si stipulano i contratti» per l'acquisizione degli F35, insiste Scanu. «Il principio- aggiunge- è non un euro per un bullone».”La Camera impegna il Governo a non procedere a nessuna fase di acquisizione degli F35 senza che il Parlamento si sia espresso nel merito ai sensi della Legge 244 del 2012», è il passaggio-chiave della mozione PD. Una verifica seria, una ricognizione a tutto campo su costi, utilità, funzionamento degli F-35.
E al tempo stesso, una precisa definizione temporale (6-7 mesi) entro cui il Parlamento, sulla base dei risultati dell’indagine conoscitiva, dovrà assumersi la responsabilità di una scelta comunque impegnativa.
E’ il senso politico della mozione su cui il PD si è ritrovato unito. Non è una fuga dalle responsabilità né un furbesco guadagnar tempo.
Per un Paese che voglia contare nel consesso internazionale, e pesare in Europa, lo strumento militare è necessario.
Ciò vale, in particolare, per le missioni all’estero (Libano docet). Così come è indubitabile che vi sia la necessità di un ammodernamento dei velivoli in dotazione alla nostra Aeronautica militare. Ma ciò non si traduce meccanicamente in un via libera all’acquisto a “scatola chiusa” di un numero comunque eccessivo (anche nella riduzione a 90 rispetto agli iniziali 131 indicata dal predecessore di Mario Mauro al dicastero della Difesa, l’ammiraglio Di Paola), né si possono chiudere gli occhi di fronte a rapporti, come quello del Pentagono, che mettono in discussione l’operatività stessa, oltre che il funzionamento, degli F-35.
E poi, last but non least, c’è l’ancoraggio all’Europa. Perché la strategia su cui l’Italia dovrebbe puntare con decisione è quella di un sistema di difesa europeo integrato e “snellito”.
E’ questa la sfida che c’è dietro la questione-F35.
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