Intervista a Roberto Speranza (Capogruppo PD Camera dei Deputati) di Simone Collini (L'Unità, 31 maggio 2013)
«Non voteremo mai più con il Porcellum». Roberto Speranza lo definisce l`«impegno solenne» assunto dal Pd. Il capogruppo dei deputati democratici parla il giorno dopo il via libera alla mozione della maggioranza sulle riforme istituzionali e la bocciatura del testo presentato da Roberto Giachetti per il ritorno al Mattarellum. «Il no è stato per il metodo, per la tempistica. Ma primo, sul cambio del Porcellum c`è il sì di tutto il Pd e, secondo, il Mattarellum resta una ipotesi in campo per superare questa pessima legge elettorale».
Non era evitabile la spaccatura sulla legge elettorale, presidente Speranza?
«Guardi che il Pd è molto più unito di quello che è apparso ieri. Lo dimostrano i numeri del voto finale in Aula, che è stato sostanzialmente compatto».
Però vi siete esposti all`accusa di non voler cancellare il Porcellum, non crede?
«No, perché la nostra posizione è molto chiara: per noi non si può più votare con il Porcellum, che si è dimostrato un sistema disastroso, non garantendo la governabilità e aumentando la frattura tra i cittadini e la politica. Ora il Pd dovrà discutere al suo interno e confrontarsi con le altre forze politiche per arrivare a una proposta organica di riforme istituzionali dentro la quale c`è anche la legge elettorale, che dipende da scelte più generali sul piano delle riformo».
Resta la domanda: perché votare no alla mozione Giachetti per il ritorno al Mattarellum?
«Nel giorno in cui si avviava in Parlamento il percorso delle riforme istituzionali, quella mozione anticipava l`esito di una discussione ancora da compiersi. Appena partito il confronto non si può fissare subito un punto di caduta. Il che non vuol dire che quella posizione non sia assolutamente legittima. Anzi, penso che dovrà vivere nella discussione che ci sarà nei prossimi giorni».
Che all`interno del gruppo che lei presiede sarà piuttosto accesa, a giudicare da quanto accaduto...
«A dire la verità io sono contento di come il gruppo si è comportato in questo passaggio. Ci siamo confrontati, abbiamo discusso alla luce del sole e alla fine abbiamo votato nel gruppo. Dopodiché, tutti i parlamentari del Pd hanno seguito l`indicazione data. Si tratta di un segno di maturità anche per quel che riguarda i meccanismi del gruppo, il cui impegno solenne assunto è che non si voterà più con il Porcellum».
Scusi ma se il governo dovesse cadere prima che sia approvata una nuova legge elettorale?
«Nel malaugurato caso, a differenza della passata legislatura, quando eravamo minoranza, noi oggi abbiamo i numeri che ci consento di poter cambiare la legge elettorale».
Lei è tra quanti sospettano che dietro la mozione di Giachetti ci sia la volontà di Renzi di voler accelerare la fine del governo Letta?
«No, non leggerei in questa vicenda il tentativo di destabilizzare il governo. Giachetti sul tema della legge elettorale ha fatto una battaglia lunghissima che io mi sento di rispettare molto. Nel gruppo, alcuni parlamentari vicini a Renzi hanno espresso una posizione che è certamente legittima, e poi hanno votato in sintonia col gruppo. E non dimentichiamoci che noi siamo il Pd, non siamo né il Pdl né il Movimento 5 Stelle, che hanno un proprietario, uno che decide per tutti. Noi siamo un grande partito democratico, ci confrontiamo e poi alla fine si vota e c`è una maggioranza che determina democraticamente la linea».
Ma se il Pdl dovesse insistere sulla linea dei ritocchi al Porcellum e, per quel che riguarda le riforme istituzionali, del presidenzialismo?
«Primo, sulle riforme dovremo coinvolgere i nostri militanti e iscritti, immaginare una forma di consultazione dal basso prima che si entri nel vivo della discussione. E, secondo, sulla legge elettorale per noi non ci può essere un Porcellinum, non servono ritocchi ma superare questa legge e approvarne una totalmente nuova».
Il Pd è disponibile, per quel che riguarda le riforme, a discutere anche di semipresidenzialismo?
«Il Pd non deve avere paura di un confronto in campo aperto. Non dobbiamo avere un approccio ideologico rispetto a questo tema. Il semipresidenzialismo è una delle possibilità in campo. Ovviamen te, dentro una rete di contrappesi, a cominciare dalla funzione della Corte costituzionale, che va rafforzata, dal ruolo Parlamento e da una legge rigorosa sul conflitto di interessi».
E in questo quadro quale sarebbe la possibile legge elettorale?
«Il doppio turno alla francese sarebbe la soluzione più affine».
Tutto ciò sarebbe materia di discussione congressuale, e però circola l`ipotesi che l`appuntamento slitti oltre il mese di ottobre.
«Di fatto la stagione congressuale parte con la Direzione di martedì. Io continuo a pensare che il punto non siano alcuni giorni in più, ma il senso profondo del congresso. E noi dobbiamo scongiurare il rischio che tutto si riduca a una conta muscolare tra gruppi dirigenti. Dobbiamo invece creare le condizioni perché ci sia una discussione approfondita sul profilo e sulla cultura politica del Pd, sulla funzione che dobbiamo esercitare nella società, sull`idea del Paese che vogliamo».
Tra due domeniche ci saranno i ballottaggi delle amministrative: cosa deve fare il Pd?
«Il primo turno per noi è stato confortante, è stata premiata la nostra linearità di comportamento, la nostra forza sul territorio, la qualità dei candidati. Ora dobbiamo continuare a lavorare a contatto con le persone, dedicarci alle questioni che interessano ai cittadini, tenendoci distanti dal teatrino quotidiano della politica che non si occupa dei problemi della gente. Un teatrino in cui è protagonista Grillo, che non parla mai delle questioni legate alle difficoltà economiche e sociali ma insulta Rodotà, urla, cerca soltanto lo scontro».
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