La forza tranquilla di Guglielmo Epifani guida il tormentato PD dall`11 maggio scorso. L`ex leader della Cgil (segretario generale dal 2002 al 2010) - a Bergamo al Circolino basso della Malpensata, ospite della Festa democratica provinciale - non ama parlare delle fibrillazioni interne al suo partito, e da dna sindacalista ha il lavoro in testa. Ma è inevitabile, in vista del congresso d`autunno, mettere il naso nelle vicende democratiche.
Come sono stati questi due mesi da leader del PD?
«Sono stati di grande impegno e di lavoro molto duro. Sto cercando di mettere assieme un partito che ha al suo interno una complessità molto estesa. Rimettere un`idea di partito nelle decisioni, nel coordinamento tra chi sta al governo, nei gruppi parlamentari e nelle amministrazioni. Abbiamo ottenuto buoni risultati per le nostre liste e i nostri candidati alle ultime amministrative. Anche i sondaggi stanno tornando verso il sereno».
Ma il congresso si avvicina e agita. Conferma il suo ruolo da «traghettatore» o, come si dice, potrebbe candidarsi?
«Continuerò fino al termine del mio mandato»
C`è stato lo strappo di Renzi, che ha detto: «Non ci sto al tiro al piccione». Chi sono i bracconieri?
«Non c`è alcun tiro al piccione. Per quanto mi riguarda, non amo e non pratico nemmeno la caccia».
Lei auspica la candidatura di Renzi a segretario?
«Chiunque ha la possibilità di candidarsi. Vale per Renzi come per chiunque altro. Chiedo soltanto a tutti di riflettere bene prima di fare questa scelta. Entro l`anno faremo il congresso, con regole che stiamo definendo insieme».
Lo scontro è proprio sulle regole, in particolare sulle primarie (aperte o no) e sulle carriere (il segretario deve coincidere o meno col candidato premier). Qual è la sua posizione?
«Credo che sia da rivedere l`automatismo tra la figura del segretario di partito e quella del candidato premier. Il segretario del partito è naturalmente candidato alla premiership, ma può anche non essere l`unico, se ritiene di non farlo. Quanto alle primarie, c`è un percorso di democrazia che è giusto confermare».
Il risultato del congresso può avere contraccolpi sul governo Letta?
«Tenderei a escluderlo. Non lo vedo un segretario del Partito democratico che lavora per far cadere il governo presieduto da un rappresentante del Pd. Ne avrebbero contraccolpi il partito e il suo segretario».
Il lavoro è stato messo dal governo Letta come priorità. Il miliardo e mezzo ottenuto dall`Europa per l`occupazione giovanile è considerato briciole. Secondo lei il governo sta facendo abbastanza?
«Il governo Letta ha fatto bene a mettere l`occupazione al primo posto. Su questo tema ha svolto un molo importante anche a livello europeo. Le decisioni italiane ed europee sono un segnale che si va nella giusta direzione. Ma per creare occupazione, soprattutto per i giovani, non basta ridurre il costo del lavoro o facilitare sgravi contributivi per assumere persone con meno di 29 anni. È necessario che riprenda l`economia nel suo complesso, in particolare i consumi e gli investimenti».
Anche il sindacato appare debole su crisi e lavoro.
«È evidente che in una fase come questa di grandissima recessione il sindacato sia sulla difensiva Ma è proprio in una fase di crisi che il sindacato diventa ancora più importante e per tante persone l`unico riferimento per affrontare problemi spesso drammatici. Tanto più ora che ha ritrovato una strada di unità, il sindacato rappresenta un interlocutore che tutti, istituzioni é governo, devono rispettare».
Stasera è atteso a Bergamo, terra di Savino Pezzotta. Rimpiange un po` i tempi in cui guidavate Cgil e Cisl?
«Ho sempre stimato e apprezzato Savino Pezzotta, in particolare il suo attaccamento ai grandi e storici valori del solidarismo sociale e cattolico. Ci siamo trovati spesso d`accordo. Molte volte abbiamo avuto anche opinioni diverse e contrasti, ma mai sono mancate la stima e la comprensione reciproche. Dopo tanti anni abbiamo mantenuto un rapporto di grande rispetto e di amicizia».
Pdl e Lega si connotano come partiti del Nord. Secondo molti il governo Letta è «sbilanciato» a favore del Sud. Che posto ha la questione settentrionale nell`agenda del PD?
«Dire che il governo Letta è sbilanciato a favore del Sud non rappresenta il vero. E non va bene un`idea di contrapposizione, che ogni tanto ritorna in maniera sempre più infondata, tra questione del Nord e questione del Sud. Il problema della crisi riguarda tutti, è un problema europeo».
Le larghe intese sono ancora indigeste a molta parte del PD. Se si formasse un gruppo dei fuoriusciti del Movimento 5 Stelle, come ha lasciato intendere la senatrice Adele Gambaro, ci sarebbero margini per una maggioranza diversa?
«La scelta delle larghe intese è stata una necessità. Immaginare che oggi si possa, di fronte al processo di uscita dal Movimento 5 Stelle, cambiare maggioranza mi sembra una utopia irrealistica e infondata. Altro è pensare che, di fronte a un mutare della situazione per responsabilità del centrodestra, si possa proseguire la legislatura per cambiare la legge elettorale».
Una politica di grande coalizione resta un`eccezione?
«Sì. Per quel che riguarda noi, quando terminerà questa esperienza, torneremo all`avvicendamento tra schieramenti di segno opposto che di volta in volta governano o stanno all`opposizione».
Il governo Letta è a termine?
«I termini del governo Letta sono quelli che lui ha indicato nel discorso di programma alle Camere: 18-24 mesi per completare le riforme istituzionali. A quel punto si potrà verificare e capire quali sono gli orizzonti temporali. La durata dipenderà anche molto dalla capacità del governo Letta di dare risposte. Momento cruciale sarà l`autunno, tra la legge di bilancio e il precipitare delle vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi».
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