venerdì 27 dicembre 2013

"Il governo poteva darci retta e fermarsi prima”

Intervista di Carlo Bertini a Lorenzo Guerini - portavoce della Segreteria PD
(La Stampa - 27 dicembre 2013)

«Il governo poteva darci retta e fermarsi prima» è il rammarico, per non dire l’accusa, del nuovo portavoce del PD, Lorenzo Guerini.
Con il suo profilo da mediatore attento alle virgole, Guerini non è tipo da sparate a palle incatenate, anche se è chiaro`cosa ne pensi il suo leader di tutta questa vicenda.
«Potevano stoppare il decreto quando è arrivato in quel modo dal Senato e invece...». Invece, cosa sia successo è cosa nota.
«Lunedì hanno ottenuto la fiducia su quel testo e martedì lo hanno fatto decadere. Che senso ha tutto ciò?».

Insomma, il governo ha fatto una figuraccia che si poteva evitare?
«Certo non è stato un passaggio proprio esaltante. Noi avevamo posto la questione la scorsa settimana,
proponendo di far decadere il decreto per sostituirlo con una norma più pulita, ma il governo ha ritenuto di continuare sulla sua strada. E dunque questa vicenda insegna due cose».

Quali?
«Primo: non si deve ripetere che nel passaggio parlamentare i decreti vengano snaturati con emendamenti discutibili, in alcuni casi di iniziativa governativa, che mettono tutti in difficoltà. Secondo: quando si prende atto che un percorso immaginato non può più compiersi è il caso di tirare una riga e ripartire da capo, anziché mantenere posizioni indifendibili».

Ma questo dietrofront non è stato causato anche dell`assalto alla diligenza del Parlamento?
«In Senato certo è stato snaturato il provvedimento e il Colle ha posto una questione reale, invitando a trarne le conseguenze. È chiaro che nell`iter parlamentare di conversione dei decreti deve funzionare molto bene la relazione tra governo e forze che lo sostengono, altrimenti il rischio è che si attacchino vagoni su vagoni, facendo poi deragliare il treno».

Cosa si attende dal milleproroghe, una toppa peggiore del buco?
«Beh, è un passaggio obbligato perché è evidente che i contenuti iniziali del decreto debbano essere salvati.
Ma l`auspicio è che si parta bene: il decreto deve circoscrivere i propri obiettivi e nei passaggi parlamentari si devono evitare le solite tentazioni di farvi entrare cose che non c`entrano nulla. Ad esempio, sulle slot-machine, il placet dell`esecutivo sulla norma che limitava la regolamentazione dei Comuni su una questione delicata sotto il profilo sociale, è stato sbagliato. Non ha tenuto conto dell`equilibrio raggiunto in sede parlamentare con la delega fiscale».

La road map di Renzi per l`avvio del 2014 impone tempi da brivido: contratto di governo e legge elettorale, entro gennaio, insieme al «piano lavoro». Ce la farete?

«Su questi punti, alla ripresa dei lavori si riunirà il tavolo dei partiti della maggioranza. Sulla legge elettorale, il Pd sfida tutte le forze parlamentari a far seguire alle parole i fatti. Sul patto da stipulare, l`ambizione è quella di definire strumenti, obiettivi e tempistica per tutto il 2014, su una serie di temi che riguardano gli italiani: dal lavoro al rilancio economico, dai costi della politica alla semplificazione istituzionale e amministrativa. È su questo che si misurerà l`ambizione del governo, che non ha una data di scadenza come lo yogurt. Ma come ha detto bene il capo dello Stato, la stabilità senza un`azione incisiva del governo non è un valore».

Ultimo punto, il rimpasto di governo. Scenario realistico?

«Su questo tema non mi avventuro. Ad ora non è un tema sul tappeto. Dopo il patto di coalizione, starà alla responsabilità del premier, di concerto con le forze che sostengono la maggioranza, valutare l’ipotesi
di riassetto della squadra di governo. Ma parlare di questo, senza parlare prima del patto di coalizione,
è una forzatura».

Nessun commento: