venerdì 6 dicembre 2013

No al 'porcellum' e no al 'proporzionale'. O 'doppio turno' o 'Mattarellum' e basta perder tempo!

di Giorgio Sagrini (del Comitato Direttivo del Circolo PD di Casola Valsenio)

La legge elettorale ‘porcellum’ si chiama così perché è una porcata. Lo è perché è stata voluta e imposta dalla destra più impresentabile d’Europa (Forza Italia, Lega Nord e UdC) nel 2005, al solo scopo di azzoppare il prevedibile successo elettorale di Romano Prodi nelle elezioni politiche della primavera 2006, dopo 5 anni di disastroso governo a guida Berlusconi-Tremonti-Bossi.
Come andò lo ricordiamo tutti: il centro-sinistra, che seppur di poco arrivò primo, ottenne il premio di maggioranza alla Camera ma una maggioranza risicata e incerta al Senato, a causa del meccanismo di attribuzione del ‘premio’ di maggioranza non su scala nazionale ma regione per regione.
Obiettivo raggiunto, si sarebbe detto, perché era esattamente quello l’esito atteso dalla destra con l’introduzione di quella legge elettorale. Poi, l’eterogeneità della coalizione di centro-sinistra da un lato e la vera e propria compravendita messa in atto da Berlusconi, che reclutò nel centro-destra alcuni senatori eletti nel centro-sinistra, fece il resto, decretando la fine di quell’esperienza di governo nel 2008.
Come non vedere il danno immenso morale ed economico, la grave ferita alla democrazia italiana che quegli avvenimenti hanno prodotto dal 2008 in poi? …un danno reso ancor più pesante dall’impatto che sul nostro Paese ha avuto la devastante crisi economico-finanziaria internazionale che esplose proprio in quel 2008.
La situazione di stallo, la paralisi politica, l’impossibilità di creare maggioranze coerenti, il conseguente discredito per una politica che appariva inconcludente e non in grado di affrontare i gravi problemi del Pese, è il frutto avvelenato di quelle scelte, di quella vera e propria bomba a orologeria innescata sotto la democrazia italiana con l’introduzione del porcellum.
Una bomba che i diversi Parlamenti usciti dal voto del 2008 e del 2013 non hanno rimosso, perché le forze che volevano un’altra legge o erano divise o erano minoritarie, ed erano invece prevalenti le forze che preferivano le certezze della ‘legge porcata’ alle incertezze di una legge che avrebbe determinato maggioranze coerenti, omogenee e autosufficienti.
C’è voluto l’intervento della Corte costituzionale - che ha dichiarato l’incostituzionalità del porcellum con riferimento al premio di maggioranza e alle liste bloccate - per mettere il Parlamento di fronte alla necessità di approvare rapidamente una nuova legge.
Non un obbligo, perché la sentenza reintroduce di fatto una nuova e diversa legge elettorale – l’antico sistema proporzionale spazzato via dagli italiani con il referendum del 1993 – ma una necessità politica, per difendere e innovare (soprattutto dopo l’uscita di scena di Berlusconi!) la struttura bipolare della nostra democrazia e per evitare di consegnare il Paese alla cronicizzazione delle “larghe intese”, che sarebbero rese inevitabili proprio dal ritorno della legge proporzionale.
Ora basta perdere tempo. Se al Senato c’è chi fa melina, si incardini l’esame della legge elettorale alla Camera, dove esiste una maggioranza (PD e altri) in grado di sostenere una riforma che restituisca al voto degli elettori la scelta dei propri rappresentanti e la formazione di una maggioranza certa e coesa, capace di durare un’intera legislatura, alla Camera e – fin che c’è! – al Senato (…si chiama ‘doppio turno di coalizione’).
Poi ben venga – ed è ciò che propone il PD – la riduzione del numero dei deputati alla Camera e il superamento del bicameralismo perfetto, con l’abolizione dell’attuale Senato e la sua trasformazione in Camera delle Autonomie locali, composta da amministratori locali e regionali.
Ma intanto, si parta dalla legge elettorale, mettendosi al riparo da un ritorno surrettizio al proporzionale con l’approvazione di una clausola di salvaguardia che, fino all’approvazione della nuova legge, renda automatica la reintroduzione della legge elettorale uscita dal referendum del 1993 (il cosiddetto Mattarellum), con collegi uninominali a turno unico per l’elezione del 75% dei parlamentari e l’elezione del rimanente 25% con sistema proporzionale.
Dopo l’8 dicembre, dopo le nostre Primarie, spero – anzi, sono convinto – che non perderemo altro tempo e che riusciremo, finalmente, a dare all’Italia una buona legge elettorale.

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