lunedì 6 gennaio 2014

Non ci possiamo permettere scaramucce di corrente

di Giorgio Sagrini (del Direttivo PD)
 
«La mossa di Stefano Fassina non la capisco. È vero che il “chi” di Renzi è stato politicamente inopportuno ed offensivo sul piano personale, tuttavia durante le primarie sia io che lui di Renzi abbiamo detto ben peggio. Critiche di merito a Renzi vanno fatte ma le dimissioni non aiutano ad indirizzare il governo nella giusta direzione». Lo dice Matteo Orfini e io la chiuderei qui.
Io ho seguito la conferenza stampa – come spero abbiano fatto tutti quelli che ne stanno parlando – e Renzi con quel “chi?” ha voluto liquidare non Fassina ma l’argomento del 'rimpasto di governo' sollevato da Fassina.
In sostanza Fassina aveva sostenuto che, dopo l’esito del congresso e delle primarie PD, al governo serviva un cambio nella delegazione PD, con l’uscita di chi ha sostenuto le posizioni che oggi è in ‘minoranza’ e l’ingresso di chi si riconosce nella ‘maggioranza’.
A me questa posizione di Fassina non mi convince per niente… Posso permettermi una battuta? Mi pare roba da ‘prima Repubblica’.
Il Segretario ha chiaramente indicato che il PD vuole definire un’‘agenda politica’ del Governo, con impegni certi e verificabili, su legge elettorale e riforme istituzionali, lavoro e semplificazione, diritti civili, costi della politica. Il PD vuole incalzare il Governo e non stare a guardare, vuole affrontare i problemi e sfidare populisti e demagoghi (dai Cinquestelle e Forza Italia) sui veri problemi del Paese.
E’ stato l’argomento di discussione della riunione della Segreteria e lo sarà della prossima Direzione nazionale del 16 gennaio.
Cosa c’entra, allora, il ‘rimpasto’? A chi e a cosa serve un ‘rimpasto’ se non a far perdere di vista i reali problemi su cui lavorare e su cui rivolgere l’attenzione del Paese? Cosa c’entrano, a cosa servono, le dimissioni di Fassina? Cosa c’entra agitare la presunta ‘visione padronale’ del Partito di Renzi?
Non ci possiamo permettere scaramucce di corrente. E a chi, del PD, sta al Governo e a chi del PD, sta alla direzione del Partito, dobbiamo chiedere una sola cosa: mettere davanti l’interesse del Paese.

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