venerdì 22 agosto 2014

Orlando: "Tribunali specializzati per rilanciare l'economia"

Intervista di Alessandro Galimberti al Ministro della Giustizia, Andrea Orlando (Il Sole 24 Ore, 21 agosto 2014)


«Cominciamo subito dal rapporto tra giustizia ed economia. Oggi l`assenza della prima è una tara non più sopportabile dal Paese»: lo afferma in un`intervista al Sole 24 Ore il ministro della Giustizia Andrea Orlando, secondo il quale i tribunali avranno un ruolo cruciale nel rilancio dell`economia attraverso il recupero di competitività e affidabilità internazionale del Paese. Al Consiglio dei Ministri de1 29 agosto andrà il "pacchetto civile": «Per anni sono state seguite priorità distorte - spiega il Ministro - il civile è il luogo dove è avvenuto il collasso. Ripartiamo da lì».
Ministro Orlando, nei 12 punti della riforma della giustizia prendete di petto vent`anni di problemi incancreniti - dal collasso del processo civile al funzionamento del Csm, dal ripristino del penale societario e della "adeguata" prescrizione fino alla questione intercettazioni - e sui quali più di un esecutivo ha alzato bandiera bianca. Certamente ne avete la consapevolezza, ma c`è la determinazione a non perdere pezzi per strada? 

«Guardi, c`è senz`altro una forte determinazione politica ma prima ancora la consapevolezza che molti di questi problemi bloccano l`economia e mettono in pericolo la tenuta del Paese».

Quindi? 

«Quindi partiamo subito dal rapporto tra giustizia ed economia. Oggi la prima - meglio, l`assenza della prima - è una tara non più sopportabile dal Paese, un sistema costoso e non produttivo di risultati diventato insostenibile. Che dà problemi di competitività e di affidabilità internazionale e di gestione delle controversie tra privati. E sa cosa succede dentro questa inerzia?». 

Cosa? 

«Che si offre alla criminalità organizzata, parliamo di diritto civile, la possibilità di offrire una "giustizia" sostitutiva, una sorta di "ordine alternativo". Quindi più ancora che di una scelta politica, parlerei di una necessità irrinunciabile. Per anni sono state seguite priorità distorte, oggi diciamo che il civile, appunto, è il luogo dove è avvenuto il collasso, nel sostanziale disinteresse della politica e dei media. E noi ripartiamo da qui».

Quindi nel Consiglio dei ministri del 29 agosto vedremo i primi provvedimenti?

«Certo, noi saremo pronti su tutto: Giustizia ed economia, il primo step: soluzione dell`arretrato e specializzazione dei tribunali per arrivare, gradualmente, alla riforma del processo. Poi, la questione "ordinamentale" (Csm, responsabilità dei magistrati, giudici onorari, nalizzazione "de facto". personale amministrativo). Infine la parte relativa al processo penale».

Magistrati, appunto. Non teme di veder percepita, e osteggiata, la vostra riforma come il redde rationem dell`ultimo ventennio?

«No, vede, è il metodo che diventa anche "sostanza". Qui come negli altri u punti stiamo prestando tutta l`attenzione istituzionale dovuta. Non solo coinvolgendo il Csm - che peraltro da tempo sollecita una revisione della propria legge elettorale - ma anche facendo da argine a pretese eccessive della politica. Sulla responsabilità civile dei giudici, per esempio, abbiamo respinto l`azione diretta che dava adito, quella sì, a un sospetto di aggressione al giudice e a un`intimidazione. Il punto è la prospettiva di quello che si fa:la nostra, oggi, è tutelare i diritti del cittadino che ha subito un danno. E se è successo, lo Stato paga e poi si rivale sul magistrato in torto secondo precise regole».

Reintrodurrete il falso in bilancio, dopo 12 anni di depenalizzazione "de facto".

«È una questione di affidabilità del sistema, che deve essere percepita anche da lontano, in modo chiaro. È uno strumento essenziale per contrastare la corruzione e garantire la concorrenza».

Abbasserete le soglie di punibilità. 

«Però dobbiamo evitare di cadere in un`eccessiva re-giurisdizionalizzazione che finirebbe per punire le piccole imprese per fatti di relativa o nessuna gravità».

Però poi date segnali esterni contrastanti. La "svuota carceri" ha liberato 14 mila detenuti in sovraffollamento al prezzo di depotenziare quasi del tutto la custodia cautelare, chiedendo peraltro ai giudici di emettere un giudizio profetico (sulla condanna finale superiore in concreto a 3 anni) prima di far scattare le manette. 

«Perché contrastanti? La custodia cautelare ha una funzione endoprocessuale, non può essere usata come un deterrente generale" e non è un`anticipazione della pena, la cui determinazione spetta al giudice del processo e solo a lui. E poi con il nostro decreto abbiamo modificato l`automatismo di cui lei parla, consentendo comunque al giudice dell`indagine di valutare sempre la pericolosità sociale dell`indagato, e se del caso restringerlo in attesa di processo».

E i 14 mila condannati tornati liberi non sono un problema? 

«Erano stati condannati in parte per reati "di strada", altri erano invece in attesa di giudizio per gli stesi reati: figli di leggi estremamente punitive e progressivamente smontate dalla Consulta e dalla Cassazione. Nessuna pena è stata cancellata, ci sono stati sconti mirati e selettivi senza ricorrere a provvedimenti eccezionali».

Tema intercettazioni. C`è un versante investigativo e un altro (la pubblicazione degli atti sui mass-media) sul quale due suoi illustri precedessori (Mastella e Alfano) hanno dato forfait. Non c`è il rischio concreto che si traduca in un vincolo per le indagini e in un bavaglio per l`informazione? 

«Come mezzo di ricerca della prova non cambieremo nulla, anzi, ne amplieremo l`utilizzo ai fatti di corruzione».

Sulla pubblicazione invece? 

Sappiamo benissimo del delicato equilibrio tra diritto all`informazione e tutela della privacy e stiamo cercando una soluzione condivisa».

Con chi? 

«Con gli editori, i direttori di giornali, i giornalisti. Io credo davvero che si possano fare passi avanti, tutti insieme, agendo in modo convinto sulla deontologia. Anche qui vogliamo applicare il metodo della condivisione degli obiettivi e sopratttutto del modo per arrivarci».

Il premier Renzi nella conferenza stampa di fine giugno, che ha dato avvio alla consultazione pubblica online per la riforma della giustizia, ha annunciato anche l`esordio del nuovo reato di autoriciclaggio. 

«Esatto».

Ma il problema è che quella norma, dopo almeno dieci anni di gestazione, è già presente nel Ddl sul rientro dei capitali al vaglio della Camera. Non le pare strano? 

«È importante che il reato sia stato formulato, anche se è lì per una necessità contingente (combattere l`evasione fiscale internazionale, ndr). La commissione Finanze della Camera ha messo un paletto fondamentale, ora non è un problema "dove" l`autoriciclaggio finirà, ma "come" finirà. Perché comunque su quella ipotesi bisognerà lavorare, in una prospettiva di un nuovo reato svincolato da necessità contingenti e destinato a stare in pianta stabile nell`ordinamento. Nel Cdm del 29 faremo una proposta in questo senso».

Appellabilità delle sentenze. I penalisti temono un taglio netto, con buona pace dei diritti...

«Faremo un passaggio anche con le Camere penali per trovare un equilibrio corretto. Ma l`impianto da cui partiamo è quella della commissione Canzio sia di concerto con il ministro Cancellieri e con la presenza degli avvocati. Ci confronteremo sull`articolato; di certo le garanzie processuali dovranno andare di pari passo con i tempi "certi" della sentenza».

Tornialito un momento al processo civile. Lei è davvero convinto di farcela a eliminare l`arretrato di 5,3 milioni di cause? 

«Il tema è un altro: dobbiamo farlo, de-giurisdizionalizzando le procedure, responsabilizzando gli avvocati e specializzando l`offerta con i tribunali "per materia". Oggi abbiamo un contenzioso pari a 3,5 volte la Germania, non è più ragionevolmente sostenibile».

Però sui tribunali specializzati l`esperienza dell`ultimo decennio non può certo dirsi felice: più contenziosi e confusione applicativa che risultati. Eppure non solo riproponete il tribunale per l`impresa, ma anche quello della famiglia. 

«No, vede, la specializzazione non solo è un trend europeo, ma è figlia della complessità attuale. Il giudice "tuttologo" poteva andar bene in una società e in un economia più semplice, oggi non più. E comunque il bilancio dei nuovi tribunali delle imprese (legge Severino, ndr) hanno dato risultati numericamente piccoli e di nicchia ma qualitativamente importanti, tanto da farci risalire nella classifica dell`efficienza della giustizia civile».

Ha menzionato gli avvocati. Lei dopo anni di incomprensioni ha condotto un`operazione-recupero che non è passata inosservata. Vuol dire che troverà anche il tempo di completare la riforma professionale del 2012 e per risolvere anche il tema della società "speciale" tra avvocati? 

«Lo stiamo già facendo, solo che è "oscurato" al dibattito pubblico dalle altre iniziative che il governo sta portando avanti. Il sistema giustizia non può non contare sull`apporto convinto e condiviso di un`avvocatura moderna.

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