sabato 3 gennaio 2015

“Soldi pubblici”, arriva il sito del governo

Il battesimo è stato faticoso. L’annuncio in diretta tivù da parte di Renzi ha mandato il sito in crash, ma dopo qualche minuto soldipubblici.gov.it ha iniziato a funzionare regolarmente. Nella home page campeggiano tre numeri: il totale delle spese sostenute da Province, Comuni e Regioni nel 2014 (oltre 24 miliardi di euro, ma non c’è la sanità), le spese delle sole Regioni (quasi sette miliardi), quelle dei Comuni (poco più di sei miliardi). 
Sotto i tre grandi numeri una finestra grazie alla quale è possibile accedere ai dati delle singole amministrazioni e a ogni tipo di spesa: cancelleria, personale, piante, manutenzioni di immobili, delle strade e via elencando. Così - a titolo di esempio - si può sapere in pochi secondi quanto ha speso quest’anno l’amministrazione comunale di Torino per l’acquisto dei software (11.307 euro), quattromila in più dei 7.122 del 2013. O quanto sono costati agli ospedali del Lazio, la cancelleria e il materiale informatico: 677.734,40 euro. Qui il dato non è confrontabile, poiché sulla colonna del 2013 non appare nulla. Il confronto con i costi della stessa voce in Emilia ci dice che lì si è speso molto di più (2.084.225,56 euro), ma il dato appare molto più preciso, credibile e confrontabile con quello dell’anno precedente (2.210.683,07 euro). 
Renzi aveva già annunciato il lancio del sito qualche settimana fa. I più veloci avevano fiutato il business come gli inventori di «soldipubblici.com», tuttora in vendita. I dati a disposizione sono quelli del Siope (l’acronimo sta per “Sistema operativo delle operazioni degli enti pubblici”) e della Banca d’Italia, e per gli appassionati al tema delle spese e degli sprechi, non è una novità. Ma consultare le tabelle del sito del Tesoro era molto difficile. Anche se le voci sono ancora difficili da comparare, il nuovo sito ha il pregio di essere immediato ed efficace. 
L’idea è quella già sperimentata in molti Paesi, su tutti la Gran Bretagna di Cameron, dove il sito dedicato alla spesa pubblica è un raro esempio di chiarezza e trasparenza. I dati sono migliorabili, e probabilmente prima di raggiungere quel livello di chiarezza ci vorrà tempo. Per ottenerlo, le amministrazioni pubbliche dovranno avere regole contabili standard, ancora lontane dall’essere pienamente realizzate. L’obiettivo è però quello giusto: sul lungo periodo il confronto fra amministrazioni costringerà sindaci e presidenti di Regione ad una maggiore attenzione ai costi e agli sprechi. 

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