sabato 4 aprile 2015

I soldati fucilati nella Grande Guerra. Uno era casolano.

IL MONUMENTO Il soldato fucilato non è registrato fra i Caduti

di Beppe Sangiorgi (da "Il Resto del Carlino")

SONO TANTE le iniziative in preparazione per ricordare il centenario della Guerra 1915/1918. In gran parte si tratta di cerimonie celebrative, ma c'è anche chi, a cento anni di distanza, ritiene sia giunto il momento di riabilitare i 750 soldati, in gran parte disertori, fucilati in seguito a sentenza del Tribunale Militare. Tra questi figura Bruno Piancastelli di Casola Valsenio, operaio incensurato, fucilato per diserzione il 28 luglio 1918 a Villafranca Veronese in seguito a condanna a morte pronunciata dal Tribunale Militare della I Armata.
Nel paese collinare c'è chi ha richiesto all'Amministrazione comunale che nelle manifestazioni che si terranno per il centenario della Grande Guerra il nome di Bruno Piancastelli sia compreso tra i caduti di guerra. Sperando che nel frattempo il Ministero della Difesa emani un provvedimento di clemenza e il reintegro così come hanno già fatto Francia, Germania, Inghilterra con atti politici, interventi presidenziali e l'aggiornamento delle liste dei caduti.



IN TAL SENSO si sono già mossi in Italia personalità della politica, della Magistratura e anche il vescovo Ordinario Militare chiedendo di cancellare un secolo di disonore e la sanzione sociale per povera gente mandata a morire nelle trincee in mezzo al fango e ai cadaveri, attanagliati dalla paura dei gas e delle pallottole dei cecchini austriaci e spesso in balia di comandanti in attacchi dai quali non sarebbero tornati. Si pensi che su 115 Caduti casolani ben due sono morti di delirio acuto causato dalle condizioni della guerra e non sappiamo quanti ne hanno portato le conseguenze tutta la vita. C'era quindi chi non riusciva a reggere e abbandonava il fronte. Come il casolano Bruno Piancastelli, classe 1893, soldato dell'80° Reggimento Fanteria che il 14 luglio 1917 si allontanò dal suo reggimento impegnato in prima linea.
Fu arrestato quasi un anno dopo, il 18 giugno 1918, nelle campagne di Salsomaggiore con addosso una rivoltella. Il 10 luglio fu giudicato dal Tribunale Militare e condannato a morte secondo quanto stabilito da un decreto del 21 aprile 1918 che inaspriva le pene, ma non si applicava a chi in stato di diserzione si presentava entro il 14 maggio.

MA PIANCASTELLI era analfabeta e fuggiasco per cui probabilmente non aveva avuto notizia del decreto, così fu condannato alla fucilazione alla schiena con confisca totale dei beni e pubblicazione della sentenza che fu affissa anche sull'uscio di casa in Vicolo del Rosso. Il suo nome non figurò nell'elenco dei caduti casolani della Grande Guerra riportato nel monumento inaugurato nel 1923 e sparì anche dalla memoria collettiva. Dopo cento anni si chiede che venga tolto dal ghetto della vergogna e della rimozione.

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