domenica 18 ottobre 2015

Cesare Damiano: Imu, pensioni, evasione, ecco cosa va cambiato

Intervista a Cesare Damiano sulla legge di stabilità: “Penso che sia un errore non aver affrontato il tema della flessibilità in uscita, dopo gli annunci fatti dallo stesso premier”

(l'Unità, 18 ottobre 2015 - di Bianca Di Giovanni)

Per Cesare Damiano la legge di Stabilità è fatta di luci e ombre, di partite vinte, perse e ancora da «gareggiare». Ora si apre la fase delle battaglie parlamentari, per «riequilibrare la manovra» e spostare più risorse sui capitoli sociali.



Presidente Damiano, qual è il suo giudizio complessivo sul pacchetto previdenza e lavoro? «Penso che sia un errore non aver affrontato il tema della flessibilità in uscita, dopo gli annunci fatti dallo stesso premier. In questo modo si creano attese, che poi vanno deluse. Per noi la battaglia continua, perché ormai questa misura è ritenuta indispensabile da parte di tutti per correggere un sistema troppo rigido. Sono pronto a dimostrare a Renzi che la flessibilità si può fare a costo zero consentendo ai lavoratori di uscire a partire dai 62 anni con 35 di contributi e con penalizzazioni fino all’8%».

A costo zero nel breve-medio periodo. «A costo zero considerando che la speranza di vita media è di 85 anni, il che vuol dire che chi va in pensione a 62 anni è un costo per i primi 4 anni e un risparmio per i successivi 19. Del resto, quando Renzi dice all’Europa che sulla manovra finanziaria decidiamo noi, può dirlo anche per quanto riguarda le pensioni: l’alibi di un’Europa che ci impedirebbe di cambiare la previdenza cade con le parole del premier».

Il ministro Poletti però ha dato un quadro finanziario molto cauto: clausola di salvaguardia per l’opzione donna e no tax area al 2017, esodati a quota 31mila. «Per quanto riguarda gli esodati ricordo che il senatore Ichino diceva che il problema era risolto perché li avevamo esauriti. I dati dell’Inps dicono invece che ce ne sono ancora 50mila, una clamorosa smentita. Di questi, con la settima salvaguardia che io considero una battaglia vinta dalla Commissione lavoro della Camera, ne tuteliamo 30mila utilizzando i risparmi delle precedenti salvaguardie: un altro risultato non scontato, visto che i tecnici del ministero dell’Economia avevano dichiarato che i risparmi del 2013-14 erano scomparsi. Anche grazie a Padoan sono rispuntati: in questo modo la settima salvaguardia è a costo zero. Resta il fatto che per noi il tema esodati non è concluso perché mancano altre 20mila persone e ci batteremo anche per quelle».

L’opzione donna invece costa? «Faccio presente che il ministero del Lavoro aveva detto che non costava, perché si tratta solo di modificare una circolare dell’Inps: la legge è esplicita sul diritto di queste lavoratrici. Ciò detto, ritengo esagerata la valutazione dell’Inps, secondo cui andare in pensione con opzione donna per chi matura il diritto entro il 31 dicembre 2015 costerebbe 2 miliardi e coinvolgerebbe 36mila lavoratrici. Cifre spropositate. Chiederemo un monitoraggio attento per stabilire quante donne andranno effettivamente in pensione a 57 anni con 35 anni di contributi, accettando un calcolo contributivo dell’assegno che in questo modo si riduce del 30%. Chiederemo di monitorare anche le risorse effettivamente spese. Se ci saranno risparmi dovranno tornare al sistema pensionistico. Per concludere con le pensioni, ritengo un fatto positivo l’equiparazione della no tax area, anche se dal 2017, e una buona sperimentazione il part-time per gli ultra 63enni».

Questa legge di Stabilità sta provocando molti malumori nella minoranza dem. Lei come si pone rispetto alle prese di posizione di molti big? «Per quanto mi riguarda, lavorerò per consolidare i risultati che abbiamo ottenuto, presenterò emendamenti a sostegno della flessibilità in uscita per le pensioni e per correggere alcune misure. In particolare dico no all’eliminazione dell’Imu a tutti. Serve un tetto. L’ho sempre detto che voglio pagare questa tassa. Il gettito deve andare ai più deboli. Così come è sbagliato l’intervento che porta il contante a 3.000 euro. Io sono per la moneta elettronica, per una grande convenzione dello Stato con le banche per rendere gratuito l’uso delle carte e il pos per commercianti e artigiani. Sarebbe un beneficio straordinario perché produrrebbe più gettito e più trasparenza. E ci adegueremmo anche ad altri Paesi. In Francia anche il pane si compra con la carta di credito».

Quindi la sua posizione è per le modifiche: non annuncia strappi? «Mi occupo dei problemi della gente e cerco di risolverli. Mi batterò in Parlamento per modificare la manovra e trasformare gli aspetti negativi in positivi».

Il capitolo lavoro? «Bene la riconferma della decontribuzione oltre il 2015 per i contratti a tutele crescenti (anche se in formato ridotto): chiederemo di prolungare il periodo incentivato, passando da 2 a 3 anni. Altra misura importante, che è stata una nostra battaglia, è l’innalzamento del regime dei minimi per gli autonomi, che passa a 30mila euro con l’aliquota fiscale unica per le start up al 5% per i primi 5 anni e il blocco al 27% per il 2016 dei contributi previdenziali: quest’ultimo va reso strutturale».

E il pubblico impiego? «Le risorse sono troppo poche, bisogna aumentarle. Occorre lavorare per riequilibrare le risorse della manovra verso i capitoli sociali».

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