sabato 14 novembre 2015

Non il mondo islamico, che anzi è vittima dell’Is, ma il fondamentalismo. Massimo D’Alema indica il nemico e auspica «una conferenza internazionale».

(Da "L'Espresso")

«Abbiamo fatto una scoperta forse tardiva», dice Massimo D’Alema intervenendo al Tg3, commentando i fatti di Parigi: «Qualche giorno fa», ricorda l’ex presidente del Consiglio, «l’Isis ha abbattuto un aereo russo, e non possiamo fare finta non sia stato così». Per D’Alema la risposta deve quindi essere dura, perché «la minaccia non può essere contenuta». «È in corso una guerra», dice, «e quando c’è una guerra bisogna organizzarsi per vincerla».
Indica i passaggi da fare, D’Alema: «Credo si debba prima di tutto avere un’idea chiara di chi è il nostro nemico che va individuato con precisione e non in modo confuso». «Il nostro nemico», dice D’Alema a Bianca Berlinguer, «non è il mondo islamico in generale, che anche sarebbe complicato, ma Daesh e Al Qaida anche, la frangia estremista del fondamentalismo».

Frangia, dice D’Alema, «che è il problema del nord del Mondo, dell’Occidente e della Russia, ed è il nemico però anche del mondo islamico, dove - è bene ricordare - ci sono state le principali offensive, i massacri, gli stupri di massa. Pensiamo a cosa è stato fatto contro i curdi».
«Bisogna cercare la collaborazione con tutti quelli disposti a combattere questi nemici», prosegue D’Alema. Poi bisogna «schiacciare l’Isis» che rispetto a Al Qaida ha una novità, «l’ambizione territoriale, l’esistenza di alcuni nuclei di califfato che hanno peraltro una forza di attrazione e mobilitazione anche sui giovani europei. Una parte dell’Iraq, una parte della Siria, una piccola parte della Libia. Lì c’è l’Isis, lì bisogna schiacciarli, non con bombardamenti, ma eliminandoli da questi territori».
Non teme paragoni con Matteo Salvini, le cui parole non vuole neanche commentare, D’Alema: «Stiamo parlando di cose serie», dice, «non vorrei mischiarci Salvini». «Da una parte», aggiunge però, «è ovvio che lo scontro con l’Isis va risolto con la forza, perché non mi pare vogliano raccogliere appelli. La discriminante è nell’uso della politica e dell’intelligenza».
Un intervento di terra, per D’Alema, potrebbe anche non esser necessario, «forse è sufficiente un apporto ai curdi, ma sono questioni che devono essere viste». «Non è accettabile», dice ad esempio, «che uno Stato della Nato come la Turchia attacchi sistematicamente i curdi. È arrivato il momento di dire che la priorità è combattere l’Isis». «Quando si fanno le guerre, ci si mette attorno a un tavolo, si elabora una strategia», dice ancora D’Alema, che precisa che «lo scenario non è quello dell’occidente che combatte l’Isis, ed è quindi fondamentale che ci siano i musulmani, per non cadere nella trappola della guerra di religione». Pensa all'Arabia Saudita, D'Alema: «È una guerra contro la barbarie».

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