Se è giusto che il Governo non raccolga le polemiche dei demagoghi e dei populisti, il PD invece ha il dovere di reagire.
La polemica politica è legittima ed è giusto che ognuno dica la sua, in piena libertà. Ma esiste un limite e quel limite lo traccia il codice penale. Per questo il PD ha deciso di querelare in sede civile e penale Beppe Grillo che pure alle condanne penali – a differenza nostra – è abituato. Perché lo ha fatto? Perché Grillo non si è limitato alle polemiche, anche dure. Ha detto che su questa vicenda il PD “è colluso e complice. Tutti con le mani sporche di petrolio e di soldi.” Sono parole pesanti come pietre: colluso, complice, mani sporche di denaro.
Ora, noi conosciamo la comunità delle donne e degli uomini del PD. Sono persone per bene, volontari con passione politica, gente che tiene i circoli aperti, organizza i tavolini nelle piazze, fa i tortellini alle Feste dell’Unità.
Accusare questa grande comunità di fare errori o di aver scelto come leader uno non capace significa fare una polemica politica discutibile quanto si vuole, ma politica. Accusarla di essere complice e collusa, con le mani sporche di denaro e petrolio significa insultare donne e uomini che non lo meritano.
Andremo in tribunale e chiederemo a Beppe Grillo i danni. Il Segretario del PD ha chiesto al tesoriere del partito che tutto il risarcimento danni che dovessimo ricevere, sarà dedicato ai circoli del PD. Alle feste dell’Unità. All’attività dei volontari e dei militanti. Noi possiamo sbagliare, come tutti. Possiamo scegliere strategie più o meno efficaci. Possiamo essere antipatici o arroganti. Ma noi siamo persone oneste. E chi mette in discussione la nostra onestà ne risponde nelle sedi opportune. Perché i militanti del PD non meritano gli insulti di un pregiudicato.
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