domenica 24 luglio 2016

Il presidente Bonaccini parla di lavoro, costi della politica e sanità. E sulla consultazione avverte i Dem critici

Intervista al presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini
(di Andrea Chiarini - La Repubblica, 24 luglio 2016)


Il governatore Stefano Bonaccini richiama il PD su referendum e riforme con le feste dell’Unità in arrivo in tutta la regione. In una intervista a tutto campo sottolinea anche i i meriti della sua amministrazione - dai tagli ai costi della politica alla sanità, alla lotta alla disoccupazione - ribadisce la scelta del vaccino obbligatorio e sulla Fiera dice: «La prospettiva è un polo unico tra Parma, Bologna e Rimini». Dopo la direzione di ieri il presidente dell’Emilia-Romagna difende Debora Serracchiani e Lorenzo Guerini dalle critiche del sottosegretario Luca Lotti.

«Questa è sempre stata una regione virtuosa, ma le scelte effettuate sono la dimostrazione che c’erano ulteriori margini di compressione della spesa, senza mettere in difficoltà l’erogazione dei servizi e il sostegno alle politiche territoriali. Appena eletto, la prima legge è stata quella sul taglio dei costi della politica. Con la centrale unica per gli acquisti (che comprende acquisti per i Comuni e le aziende sanitarie) si è ottenuta la cifra di risparmio record di 177 milioni di euro per il 2015, ben il 47% sull’anno precedente. Abbiamo fatto parecchio, ma si può sempre fare meglio. La sobrietà non basta per essere buoni amministratori, ma deve esserne un prerequisito».
Lotta alla disoccupazione. Altro tema caldo. Cosa avete fatto?
«In un anno e mezzo 35mila posti di lavoro in più e una disoccupazione cha a fine anno potrebbe scendere verso il 7% sono la dimostrazione che il Patto per il Lavoro, firmato con tutte le parti sociali, è lo strumento giusto. Aver già speso o impegnato ben 13 dei 15 miliardi di euro di investimenti previsti da qui al 2020 è un risultato straordinario. La ricetta è un mix di investimenti pubblici e privati per aprire migliaia di cantieri, sostegno all’export e all’attrattività, puntando su ricerca, innovazione e formazione».
A che punto è il dibattito sulle riforme? C’è la polemica sulla gestione delle feste dell’Unità per il Sì.
«Il referendum non è lo scontro tra Renzi e il Paese, ma tra la necessità di approvare riforme che promettiamo da decenni o rimanere per sempre allo status quo. Dai tempi dell’Ulivo sosteniamo il superamento del bicameralismo paritario, meno parlamentari, meno livelli di governo e una Camera che sia espressione dei territori, dunque un Paese più semplice, con meno burocrazia e una politica più sobria, quindi più giusto. Dopodiché siamo una grande forza democratica e nelle feste può esserci tranquillamente il confronto tra Sì è No, ma la linea del PD, decisa in Parlamento e negli organismi dirigenti è chiara, a favore del Sì».
Si parla di modificare l’Italicum. È d’accordo?
«Si può certamente intervenire per correggere e migliorare la legge elettorale, io non ho tabù, basta rimanga fermo un principio: la sera del voto si sappia chi ha vinto le elezioni e chi ha perso, per evitare che succeda come nel 2013 quando abbiamo dovuto spiegare ai nostri elettori che andavamo al governo con Berlusconi, dopo aver promesso per tutta la campagna elettorale che mai saremmo tornati al governo con la destra».
Il sottosegretario Luca Lotti ha messo sotto accusa la gestione di Serracchiani e Guerini.
« Per me non si pone proprio la messa in discussione dei vicesegretari, perché ho lavorato con Lorenzo e Debora e ne ho grande stima, ma nemmeno Luca penso si riferisse a quello. Credo invece indicasse la necessità di irrobustire il gruppo dirigente e porre più attenzione alla cura del partito, in particolare per un rapporto più stretto coi territori, e su quello ne sento anche io l’esigenza». Sanità. Siete stati apripista sui vaccini obbligatori. I grillini oggi vogliono rimettere in discussione la proposta. Temete ricorsi?
«Quando si è a corto di argomenti ci si appella all’irrazionale, alle leggende e alle paure che dicono che i vaccini fanno male. Se ci saranno ricorsi li affronteremo. Intanto registriamo altre Regioni che studiano la nostra proposta e il consenso del garante per l’Infanzia oltre che di tutte le società scientifiche. Siamo andati sotto l’asticella del 95% di copertura, sotto la quale il virus ricomincia a fare la sua comparsa e a fare danni: meningiti a Rimini, pertossi a Bologna. L’anno scorso in Spagna e in Belgio due casi mortali di difterite».
Liste d’attesa, di quanto sono state effetivamente ridotte?
«In pochi mesi siamo passati dal 54% al 98% di visite erogate entro i primi 30 o 60 giorni. Nessuno in Italia come noi, uno dei provvedimenti di cui vado più orgoglioso. In pochi credevano potessimo farcela. Abbiamo fatto 149 assunzioni ed esteso le visite anche di domenica».
Dopo il caso dei 123 esuberi in Fiera, poi sospesi, il presidente Franco Boni ha ancora la vostra fiducia?
«Il punto è solo uno ed è bene lo comprendano tutti: se la Fiera non avrà conti in ordine e non recupererà alcuni ritardi accumulati, a partire dal restyling del quartiere espositivo, rischierà di perdere esposizioni di valenza internazionale e dunque competitività. Ho fiducia che il piano industriale terrà insieme sostenibilità dei bilanci, progetti di rilancio e garanzia che nessuno dei lavoratori venga lasciato solo. Dopodiché la prospettiva è chiara: in futuro Parma, Bologna e Rimini che diventano un polo tra i principali in Europa, l’unico in grado di tener testa pure a Milano».
Dalla Brexit al terrorismo. In quale Europa vivremo?
«Ha ragione da vendere Renzi: se non vogliamo che vincano la paura e la chiusura, abbiamo bisogno di più Europa, non meno, ma una Europa molto diversa da oggi, che smetta di premiare rendita e speculazione».

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