mercoledì 3 agosto 2016

Anche il più invasato troll grillino si chiede: “Perché la Muraro è ancora al suo posto?”

Il quadro della vicenda rifiuti a Roma si fa ogni giorno più inquietante.
*Post pubblicato sulla pagina Facebook di Matteo Orfini


Ho già spiegato nei post precedenti come l’assessore Muraro abbia gestito in modo quanto meno discutibile l’emergenza, a tutto vantaggio della società di Cerroni con cui – non a caso – lei e Vignaroli si erano segretamente incontrati pochi giorni prima della sua nomina.

Stendiamo un velo pietoso sulla risposta che la Muraro ha affidato al blog di Grillo (e non all’aula Giulio Cesare dove le abbiamo chiesto di riferire senza ottenere risposta), risposta nella quale arriva persino a truccare i conteggi sui suoi ricchi emolumenti in Ama.

Ma la cosa più allarmante è che appare sempre più evidente come il neo assessore sia parte di un sistema di potere che a Roma ha una storia e delle responsabilità precise. Ovvero quello legato alla destra di Alemanno – non a caso l’unico oggi a difendere la Muraro – e con lui ai Panzironi e ai Fiscon protagonisti negativi delle inchieste di questi mesi.

Quel sistema che Fortini ha provato a smantellare, portando in più di un’occasione le carte in procura. Cosa che la Muraro non ha mai voluto fare, giustificandosi in modo ridicolo con l’esistenza di un patto di riservatezza con l’azienda: nessun patto di questo tipo impedisce di rivelare una notizia di reato, farlo è un dovere civico ed è inquietante che un assessore della Capitale d’Italia non se ne renda conto.

Ma torniamo al sistema Alemanno-Panzironi: l’Ama licenzia gli assunti di parentopoli e la Muraro li ricicla utilizzando il suo ruolo di consulente. È il caso di Elena De Pisa. La Muraro si presenta nei suoi blitz accompagnata da Alessandro Muzi, un dirigente coinvolto in passato in una brutta storia sullo smaltimento irregolare di rifiuti a Colleferro, storia per cui vi furono inchieste e arresti. Dirigente che a quanto pare è tra i papabili per il nuovo cda di Ama a 5 stelle proprio per volere della Muraro.

Ricapitoliamo: agisce di fatto a sostegno di Cerroni, ha un ruolo strategico in Ama durante la gestione Alemanno-Panzironi, salva la licenziata di Parentopoli, si scorda di denunciare illeciti di cui è a conoscenza e appena arrivata prova a sostituire chi in questi anni ha iniziato a bonificare e ripulire l’azienda con personaggi discussi e discutibili come Muzi. Questa è Paola Muraro. E ormai è chiaro a tutti, anche al più invasato troll grillino.

La domanda che nasce spontanea è “perché è ancora al suo posto?”.

Virginia Raggi ha risposto che siamo ridicoli a chiederle di revocarle le deleghe. Potrei risponderle che imbarazzante è un sindaco che si presenta in aula a presentare le linee programmatiche e che non sa fare di meglio che leggere un testo che oggi scopriamo essere copiato qui e là sul web (trovate i dettagli esilaranti sul Corriere).

Ma la situazione è più grave. Perché a quel sistema anche Virginia Raggi non è estranea: Marra, uomo forte di Alemanno è ancora al suo posto a fianco al sindaco nonostante in molti nel Movimento 5 Stelle le avessero chiesto di rimuoverlo. E non devo ricordare l’omissione dal curriculum del suo ruolo in una società legata agli amici di Panzironi.

Capisco quindi le difficoltà a prenderne le distanze, ma chiedo alla Raggi uno scatto di autonomia – se ne è capace: giri questa pagina e revochi le deleghe al suo impresentabile assessore.

Luigi Di Maio ha liquidato questa richiesta dicendo che a farla sono quelli che si sono mangiati Roma.
Non so se è stato informato male, ma spero che queste poche righe lo aiutino a capire meglio: quelli che si sono mangiati Roma erano stati messi alla porta. Il M5S prima se li è portati in casa e ora li sta rimettendo sulla plancia di comando. Peraltro in un settore delicatissimo in cui enorme è il rischio di infiltrazioni mafiose. Se semplicemente è accaduto senza che Di Maio se ne accorgesse, intervenga. Se invece – come temo – è una scelta, non sarà con lo scaricabarile che riuscirà a nasconderla.

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