venerdì 12 agosto 2016

Costi della politica: la riforma è lo strumento per ridurli davvero

Una concreta possibilità perché il sistema politico costi meno e si allinei ai costi medi delle altre democrazie europee è data dalla riforma costituzionale che sarà sottoposta al referendum nel prossimo autunno.

La riduzione del numero dei senatori, l’abolizione della loro indennità parlamentare (i nuovi senatori, eletti tra i sindaci e i consiglieri regionali, percepiranno solo lo stipendio del loro ente territoriale di provenienza), il ridimensionamento a regime del personale del Senato, l’abolizione definitiva delle province e del Cnel, il contenimento sancito in Costituzione delle spese degli apparati politici regionali, il tetto alle indennità dei Consiglieri regionali (come ha già fatto l'Emilia-Romagna): si tratta di misure strutturali e definitive che consentiranno un risparmio stabile e indiscusso.

Al risparmio contabile, andrebbe aggiunto l’enorme vantaggio economico di cui godremmo come cittadini italiani grazie all’entrata in vigore delle nuove regole costituzionali: con un Parlamento più leggero, efficiente e rapido nell’assunzione delle decisioni – e con la semplificazione dei rapporti tra Stato e Regioni – renderemo più stabile il quadro normativo italiano, favoriremo chi lavora e investe e ridurremo i costi dell’incertezza. Sono vantaggi non solo percepibili nell’immediato, ma capaci di produrre benefici di molto superiori nel medio-lungo periodo.

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