I capigruppo grillini accusano Renzi di non aver ancora fissato la data. Ma basterebbe conoscere le regole per sapere che il Consiglio dei ministri non poteva farlo ieri.
L’attenzione sul referendum è così alta che a volte si rischia qualche scivolone. È quanto accaduto stamani ai capigruppo di Camera e Senato del Movimento 5 Stelle che accusano il governo di non aver voluto fissare, durante il Consiglio dei ministri di ieri, la data del referendum costituzionale che si terrà il prossimo autunno. “Guarda caso – scrivono gli esponenti M5S – anche questa volta Renzi e company non hanno trovato un minuto per farlo”.
Peccato, però, che la critica sia totalmente infondata. Basterebbe conoscere le regole per saperlo.
Dopo il via libera della Corte di Cassazione, infatti, bisogna aspettare 10 giorni per gli eventuali ricorsi. Solo successivamente l’esecutivo avrà a disposizione 60 giorni per stabilire e deliberare una data. Questi i fatti. Come poteva dunque il presidente del Consiglio portare la questione della data sul tavolo nella riunione di ieri? Semplice, non poteva farlo per legge.
Oltre che illegale, sarebbe stato oltretutto irrispettoso e offensivo nei confronti di quei cittadini che per dieci giorni hanno a disposizione quel democratico strumento che si chiama ricorso.
C’è però un punto di vista politico che si cela (nemmeno troppo) dietro a questa vicenda. È possibile, ci si chiede, che i capigruppo di un movimento politico, i massimi rappresentanti dei gruppi parlamentari del M5S, dimostrino così palesemente di non conoscere le regole entro cui il governo può muoversi? Non potrebbero forse informarsi prima di sparare a zero sull’esecutivo?
Delle due l’una: o devono prepararsi un po’ meglio, oppure fingono di non sapere e usano ogni occasione per gettare benzina sul fuoco, consapevolmente, facendo in questo modo lo stesso gioco di cui accusano Renzi: personalizzare la campagna senza entrare nel merito dei contenuti.
Magari, se i capigruppo grillini pensassero davvero al contenuto – anziché speculare sulla data – potrebbe aprirsi più facilmente un confronto sulla validità e l’efficienza della riforma costituzionale. Di certo, con più informazione si eliminerebbe quell’incertezza che giorno dopo giorno viene cavalcata dai populismi.
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