Il segretario del PD risponde a Gianni Cuperlo su l’Unità del 2 ottobre: il 10 a Roma la direzione nazionale su Legge di bilancio e Italicum “Pronti a discutere con chi ha idee da portare, non solo critiche” “l’appuntamento è in direzione. Poi ci vediamo in piazza. Poi nelle urne. Naturalmente dalla stessa parte, dalla parte dell’Italia”
Caro Gianni, è sempre interessante leggere le tue riflessioni almeno com’è sempre per me difficile condividerle. Anche nella tua lettera di domenica scorsa, accanto ad alcuni riconoscimenti, elenchi una lunga serie di errori che la Segreteria nazionale avrebbe compiuto. Non entro nel merito, nemmeno quando eviti di ricordare che nel dibattito sul referendum costituzionale se ci sono state 122 modifiche al progetto originario centoventidue si deve alla straordinaria pazienza di mediazione quasi sempre interna al PD per ascoltare le critiche della minoranza interna. Non è questo il punto e non mi ci dilungo. Viviamo una stagione difficilissima. Affascinante, ma difficilissima.
Negli Stati Uniti la sfida repubblicana ha il volto di Donald Trump. Nelle democratiche Filippine il presidente si paragona a Hitler. La democrazia è in pericolo in molte ‘realtà, anche vicine a casa nostra: a differenza di qualche dotto professore nostrano, io penso che la svolta autoritaria sia laddove si mettono in galera giudici, giornalisti e docenti. Non quando si taglia qualche centinaio di poltrone.
L’Europa è ferma. Abbiamo provato a smuoverla a Ventotene ma i risultati sembrano difficili da raggiungere. Si parla di regole e burocrazia, finanza e posizioni di vertice nelle varie istituzioni. Nel frattempo i cittadini, dalle periferie inglesi fino all’Austria, dall’Olanda fino ad alcune regioni tedesche, scelgono il populismo senza se e senza ma. In Ungheria addirittura oggi si vota un referendum sull’immigrazione che sembra quasi negare la storia di quel Paese e soprattutto i valori che noi difendiamo a Bruxelles. In questo quadro la priorità è una proposta politica della sinistra europea, e dell’Italia, per un’Europa che torni a un nuovo umanesimo, mettendo al centro la persona, le sue aspirazioni, i suoi valori. Non i regolamenti di tecnocrati e finanzieri, ma la vita quotidiana. La crescita, gli investimenti, la ricerca, i luoghi della cultura e dell’anima che l’Europa ha: quell’anima che negli ultimi anni è stata nascosta con precisione chirurgica. Un’Italia più forte questo il nostro obiettivo per un’Europa più giusta. Più umana. Per farlo il PD ha investito quel 41%, a Bruxelles come a Roma. Il tuo giudizio mi sembra ingeneroso, sia sul come abbiamo conquistato il 41%, sia sul come lo abbiamo utilizzato. Ma sono valutazioni, le nostre, che lasciano il tempo che trovano. Ciò che va fatto è cambiare questa Europa prima che sia troppo tardi.
Le riforme stanno cambiando la vita dei cittadini. Ancora meno di quanto vorremmo, ma molto più di quanto avremmo pensato fino a due anni fa. Ma le riforme servono anche fuori dai confini nazionali. Se vogliamo cambiare l’Europa, l’Italia deve recuperare prestigio, credibilità, reputazione. Mi pare che tu sottovaluti l’impatto del Jobs Act sui 588.000 nostri connazionali che finalmente hanno un lavoro e che il 75% di loro abbia un contratto à tempo indeterminato. O che tu non consideri che la buona scuola avrà pure creato qualche disagio maledetto algoritmo! ma ha permesso a centomila insegnanti di sperimentare il valore della continuità educativa, oltre che a duemila cantieri di essere finalmente sbloccati. Per non parlare del grande cantiere sociale, dal Dopo di Noi all’Autismo, dal Terzo Settore alle Unioni civili, dalla Cooperazione internazionale allo Spreco alimentare. Possibile che non ci sia mai tra di noi una parola di mutuo riconoscimento sul valore storico di questi provvedimenti? Solo e soltanto critiche alla gestione del segretario, all’uomo solo al comando, alla mancanza di condivisione. Per non parlare di chi evoca rischi democratici nel nostro partito che come noi sappiamo vota su tutto, in modo trasparente, e discute su tutto, perfino in streaming mentre altri non solo non hanno regole interne ma addirittura firmano penali da 150.000 euro legandosi a srl milanesi per amministrare le singole città. Cosa che per me stride in modo selvaggio con l’articolo 49 della Costituzione ma che i teorici della deriva autoritaria non seguono, impegnati come sono a difendere il CNEL o i rimborsi dei gruppi regionali.
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