venerdì 17 febbraio 2017

Sondaggi, la base non vuole la scissione

Da giorni ormai in casa PD non si parla d’altro che di scissione. Il D-day è l’Assemblea nazionale che si terrà domenica a Roma, anche se tuttavia le possibilità di ricomporre la frattura ancora ci sono. Gli appelli, e lo scambio di accuse, dei protagonisti si susseguono con Bersani che sull’Huffington Post chiede alla maggioranza di “Fermarsi” e Renzi che dalle pagine del Corriere risponde: “Bloccate le macchine della divisione e dei ricatti”.
In mezzo a questa partita ci sono milioni di militanti ed elettori, che capiscono sempre meno queste polemiche e divisioni, ma che comunque continuano a dare fiducia al PD – i sondaggi dicono che il consenso si aggira ancora sul 30% -. Proprio agli elettori PD Ixè ha chiesto come giudicano l’eventuale scissione del PD, a questa domanda il 76% pensa che sarebbe un male, mentre solo per il  19% sarebbe un bene.
Un risultato schiacciante che dimostra come il popolo di centrosinistra non vuole altre scissioni.

Il 64%, inoltre, vorrebbe che Matteo Renzi rimanesse segretario. In vista del congresso, il 18% punta invece su Andrea Orlando e il 12% su Michele Emiliano.
Diversi i numeri, ma non la sostanza, del sondaggio svolto da Euromedia che vede il segretario PD prevalere nella corsa alla segreteria con il 49,7% tra gli elettori di centrosinistra – 58,4% tra gli elettori PD – Seconda posizione per Michele Emiliano 7,4% (3,6% elettori PD), seguono Enrico Rossi 4,7% (4% PD) Roberto Speranza 4,2% (4% PD) e Andrea Orlando con il 3,5% (2,6%). Molti gli indecisi il 30,5% in generale, mentre tra gli elettori democratici sono il 47,5%.
Per quanto riguarda le intenzioni di voto sempre un sondaggio Ixè conferma la leadership del PD che, anche se in calo, viene segnalato al 30,4%. Dietro il M5s – anch’esso in calo – 27%. Leggera crescita per la Lega Nord (13,5%, +0,2%), Forza Italia (12,6%, +0,1%), Fratelli d’Italia (4,3%, +0,2%). Maggiore l’aumento di Sinistra Italiana (3,9%, +0,5%). In leggero calo invece Ap (Ncd+Udc), che si colloca a quota 3,2% (-0,1%). Da questa rilevazione, simile a quelle di altri istituti, si può vedere come la quota 40%, che farebbe scattare il premio di maggioranza alla Camera, sia ad oggi un miraggio per qualsiasi formazione politica.

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