Si chiude una vicenda cavalcata in maniera indecorosa da oppositori e giornali di vario colore. Che oggi fanno orecchie da mercante
Il Tribunale civile di Milano ha respinto i ricorsi presentati da due cittadini sull’ineleggibilità a sindaco di Giuseppe Sala per il presunto ritardo delle sue dimissioni dall’incarico di ad di Expo. Il giudice, però, ha deciso di respingere un ricorso per motivi formali e l’altro nel merito.
Il Tribunale ha dichiarato “inammissibile” il ricorso presentato da Francesco Maria Forcolini, Filippo Senia, Cosimo Trenta e Katia Tarsia, tutti attivisti milanesi del M5S, per “carenza di legittimazione attiva dei ricorrenti”. Come dire che chi ha presentato ricorso contro Sala non era legittimato a farlo.
E’ stato invece respinto nel merito il ricorso depositato da Giorgio Conte. Secondo il collegio presieduto da Paola Gandolfi, che lo precisa in un passaggio del provvedimento di rigetto, già il 15 gennaio 2016 Sala inviò alla Presidenza del Consiglio dei Ministri una lettera in cui “dà contezza” della sua “volontà effettiva e attuale (…) di cessare dalle funzioni di Commissario Straordinario di Expo, carica dalla quale egli rassegna formalmente le dimissioni”.
E’ vero, sottolineano i giudici, che “a tale comunicazione la Presidenza del Consiglio dei Ministri non diede risposta effettiva”, né si adoperò per “la sostituzione del Commissario con atto formale di nomina del nuovo Commissario attraverso la pronuncia di un nuovo decreto”.
Tuttavia, si legge ancora nel provvedimento, “può considerarsi del tutto valida ed effettiva la dimissione dalla carica avvenuta con atto del 15 gennaio 2016 con la quale il Sala, ben prima della presentazione della candidatura (è cioè il 6 giugno 2016) ha rassegnato le proprie dimissioni dalla carica di Commissario Straordinario Expo 2015, indicando quale termine di decorrenza il 1 febbraio 2016″.
Tutti gli autori del ricorso sono stati anche condannati a risarcire anche le spese di lite sostenute dallo stesso Sala e dal Comune di Milano nel contenzioso civile.Si chiude così una vicenda che avrebbe potuto condizionare (e forse in parte l’ha fatto, visto il risicato margine con cui Sala è diventato sindaco di Milano) le elezioni amministrative della scorsa primavera. Una vicenda cavalcata in maniera indecorosa da oppositori politici (non tutti per la verità, ricordiamo le parole fuori dal coro proprio di Stefano Parisi) e giornali di vario colore che oggi fanno ‘orecchie da mercante’.
Nessun commento:
Posta un commento