giovedì 27 luglio 2017

Abolizione vitalizi: via libera della Camera, ora la riforma passa al Senato

L’Aula della Camera ha approvato la proposta di legge del PD sull’abolizione dei vitalizi. Nella votazione si sono registrati 348 voti favorevoli, 17 contrari e 28 astenuti. A favore hanno votato PD, M5S, Lega e Sinistra Italiana. Ad astenersi sono stati i deputati di MDP; FI non ha votato. I deputati di AP hanno votato contro. Il testo passa al Senato.

La proposta prevede di cancellare i vitalizi per tutti i parlamentari, ex deputati e senatori compresi.
Il disegno di legge porta la firma del deputato PD Matteo Richetti ed è stato sostenuto da un ampio spettro di forze politiche. Una maggioranza trasversale, quindi, che tuttavia non abbassa la tensione tra Dem e pentastellati, impegnati nella sfida sulla paternità della legge.
C’è da dire che altrettanto trasversali sono i malumori: c’è infatti in ogni schieramento chi non condivide la nuova stretta, ma appare difficile che qualcuno decida di difendere quello che viene considerato un privilegio.

“Oggi è un giorno storico che va segnato in rosso: ci sono voluti 4 anni di pressioni del Movimento 5 Stelle per giungere al risultato di oggi, perché quella di oggi è una nostra vittoria. E’ stata dura trascinare il PD fino a qui, ma ci siamo riusciti” dice Luigi Di Maio, del Movimento 5 Stelle, nelle dichiarazioni di voto.
“Oggi parliamo del rapporto tra politica e cittadini. E cittadini ci chiedono più sobrietà. A loro rispondiamo” ha detto Ettore Rosato, capogruppo del PD alla Camera, intervenendo in dichiarazione di voto. “Stiamo adeguando la politica a un mondo diverso, la adeguiamo anche agli altri Paesi europei. I vitalizi li abbiamo aboliti noi con il governo Monti nel 2011″, ha rivendicato. “Noi – ha detto – non abbiamo corso dietro all’antipolitica ma anzi abbiamo deciso di tirare su la testa e dimostrare che la politica sa fare le cose. E’ una legge giusta, ci batteremo qui e ci batteremo in Senato perchè sia approvata in modo definitivo”. Rosato ha risposto, tra gli altri, a Luigi Di Maio (M5s) sostenendo che “ha uno stipendio più alto del mio. Ed io sono orgoglioso di sostenere il mio partito”.
E oggi è stato scontro anche sui tempi dell’aula. Non è stata una seduta semplice. L’accordo tra i gruppi prevedeva il via libera alla pdl Richetti entro le ore 14 ma l’assemblea ha concluso solo dopo questo orario le votazioni degli emendamenti e degli articoli, passando dopo agli ordini del giorno. La conferenza dei capigruppo, convocata per le 15, quindi, ha dovuto ridefinire i tempi dell’esame della pdl Richetti. Anche perchè in calendario, dopo i vitalizi, c’è il decreto sui vaccini che scade il 6 agosto e sul quale il governo porrà la questione di fiducia che sarà votata domani. Anche per questo il provvedimento sui vitalizi dovrebbe avere necessariamente, a meno di colpi di scena, il via libera entro la giornata di oggi.
Tra le novità più importanti della pdl: il ricalcolo interamente su base contributiva dei vitalizi dei parlamentari non potrà “in nessun caso essere applicata alle pensioni in essere e future dei lavoratori dipendenti ed autonomi”. Lo prevede un emendamento della commissione alla proposta di legge sui vitalizi presentato nell’Aula della Camera.
Dalla prossima legislatura i criteri anagrafici per la pensione dei parlamentari saranno quelli della legge Fornero. Lo prevede l’emendamento della commissione alla pdl Richetti approvato dall’Aula della Camera. Oggi il vitalizio viene maturato al compimento del sessantacinquesimo anno di età. L’adeguamento alla legge Fornero comporterà un aumento dei requisiti anagrafici richiesti per l’accesso all’assegno mensile.
Un altro emendamento prevede che sarà sospesa la prestazione del vitalizio per il parlamentare che sia chiamato a ricoprire un incarico “istituzionale per il quale la Costituzione o altra legge costituzionale prevedano l’incompatibilità”.
A dire l’ultima parola sul taglio dei vitalizi agli ex parlamentari dovrà essere poi in autunno il Senato, la cui incertezza sui numeri è l’incognita principale sulla possibilità che il provvedimento veda davvero la luce ed entri realmente in vigore prima della fine della legislatura in corso.

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