domenica 20 maggio 2018

Italia giallo-verde ...i conti non tornano


Sebbene dal cosiddetto "contratto" - nella sua versione definitiva (?!) - siano sparite alcune idee fortemente antieuropeiste e sovraniste, la pressione su Piazza affari continua in maniera energica

Malgrado gli annacquamenti del mitico “contratto”, la sola idea di un esecutivo giallo-verde continua a impensierire i mercati. E in sovrappiù ci si mette anche la mente economica della Lega, Claudio Borghi, con le sue parole a casaccio, a far precipitare il titolo Mps.
Nella bufera finanziaria di oggi vengono colpiti soprattutto i titoli bancari, su cui pesa soprattutto l’aumento dello spread – cartina di tornasole della tensione sui mercati – salito oltre quota 160 punti.
Evidentemente la versione definitiva del "contratto di governo" fornita  da Lega e M5s non riesce a mitigare le preoccupazioni degli investitori. Sebbene siano sparite alcune idee fortemente antieuropeiste e sovraniste – in particolare i due punti maggiormente discussi come l’ipotesi di uscita dall’euro e la cancellazione di 250 miliardi di debito pubblico – continua in maniera energica la pressione su Piazza affari.
Il punto è che ormai quelle idee schiettamente anti-euro sono entrate a far parte del dna di M5S e Lega, lasciando così il dubbio a qualsiasi osservatore (e investitore) che in qualsiasi momento possano ricomparire.
Ma i principali timori degli operatori finanziari riguardano soprattutto le ingenti spese previste nel "contratto di governo", che potrebbero davvero mettere a rischio i conti pubblici. I conti non tornano.
Secondo la quantificazione realizzata dall’Osservatorio sui conti pubblici italiani, rilanciata su Twitter dal direttore Carlo Cottarelli, le misure contenute nel contratto hanno costi compresi tra 108,7 e 125,7 miliardi, mentre le coperture indicate arrivano appena a 550 milioni di euro. Numeri da far rabbrividire qualsiasi stato membro dell’Ue.
Tra le maggiori spese ci sono l’introduzione della flat tax Irpef che comporterebbe minori entrate per 50 miliardi di euro (elaborazioni di Baldini e Rizzo su La Voce.info); e il reddito e le pensioni di cittadinanza che produrrebbero maggiori spese per 17 miliardi.
Questo è il valore contenuto nella bozza del contratto, dove si dice che l'assegno mensile di 780 euro verrà corrisposto a 7 milioni di persone che si trovano sotto quella soglia di reddito; ma se questi sono i dati, il costo non è 17 miliardi ma oltre 65! (€ 780 x 7.000.000 = € 5miliardi e 450milioni al mese, ovvero oltre 65 miliardi all'anno).

È chiaro quindi che proposte di questo tipo, irrealizzabili per via del nostro elevato debito pubblico, rischiano soltanto di aumentare la tensione con Bruxelles e allargare i piccoli focolai che in questi giorni si stanno registrando su Piazza Affari. Premesse che fanno scorgere all’orizzonte nubi ben più consistenti delle attuali prese di beneficio, soprattutto se si considera che prima o poi Mario Draghi chiuderà il suo programma di acquisto dei titoli di Stato europei.
Come se non bastasse – si diceva – a gettare benzina sul fuoco ci sono poi le irresponsabili dichiarazioni dell’economista della Lega Borghi, il quale se ne esce prima con il desiderio di nazionalizzare Monte dei Paschi di Siena e cambiare i suoi vertici, provocando il crollo del titolo dell’8,8% e una doppia sospensione per eccesso di ribasso; poi con una proposta sui mini-Bot come strumento per pagare i creditori della Pubblica amministrazione, provocando lo sdegno del Financial Times, che boccia tout court la proposta. Secondo il quotidiano britannico lo strumento verrebbe infatti visto come una moneta parallela e provocherebbe un serio problema all’euro.
Il risultato di tutto ciò? L’indice Ftse Mib scende di un altro 1,50% e mette a segno una performance distante da quella del resto d’Europa, che tratta invece attorno alla parità. Un’anomala discrepanza – quasi due punti percentuali di differenza rispetto ai partner europei sono rari – che evidenzia, ancora una volta, che la strada intrapresa dall’Italia non convince.

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