lunedì 7 settembre 2009

Un senso a questa storia

Quasi due anni fa nasceva il Partito Democratico. Attraverso le primarie 3 milioni di italiani contribuivano a creare quel grande progetto che univa tutte le forze progressiste e democratiche del panorama politico italiano.
Le politiche del 2008 avevano fatto ben sperare. Il 33% incassato doveva rafforzare il Pd e portare ad una successiva più prolifica discussione interna, rivolgendo al paese un messaggio ancora più chiaro.

Ma da oltre un anno a questa parte siamo alle prese con una seria crisi del progetto Pd. Le dimissioni di Veltroni, e l’elezione concitata e sbrigativa di Franceschini hanno dunque eluso dalla discussione e dal confronto, dando al paese un messaggio confuso. Alle europee di giugno abbiamo perso, rispetto alle politiche del 2008, ben 8 punti percentuali, pari a 4 milioni di voti, mentre il governo delle destre dava ogni giorno buone motivazioni per guadagnarne, sia a causa delle sue azioni e delle sue politiche, sia a causa del crepuscolo personale e politico del suo leader. Anche le amministrative sono state un campanello di allarme per il Pd, con sconfitte anche nelle zone in cui il radicamento era ed è molto forte. Tutto frutto del grosso disordine nel messaggio trasmesso in questi mesi agli italiani, senza un a discussione ordinata, e senza una identità chiara e ben definita. Questo vuoto ha portato ad un minor numero di sostenitori, ad un radicamento più debole e alla perdita di milioni di voti.
Questo però non vuol dire buttare via il bambino assieme all’acqua sporca, bisogna riconoscere il merito di Franceschini di aver salvato il Pd dal disastro. Ed è proprio dal disastro evitato di giugno che bisogna ripartire. Ma ripartire con un piglio ed uno spirito diverso da quello degli ultimi mesi.

In questo momento bisogna ricostruire questo partito. Occorre ridare credibilità e prestigio a quel progetto originario di un grande partito riformista, volto a governare l’Italia che sarà.
Noi intendiamo considerare il Congresso di ottobre come un congresso fondativo del Pd, in cui si discuterà del futuro del Pd e dell’Italia, ma senza pensare all’interlocutore interno come ad un nemico. Mai e poi mai diremo che “se vince qualcun altro perde il Pd”, e mai e poi mai vorremo che il confronto fra le diverse mozioni diventi una mera contrapposizione fra vecchio e nuovo, cadendo in futili e dannosi meccanismi mediatici. Vogliamo che sia un confronto su progetti, idee, programmi e persone. Non vogliamo che dopo il congresso il partito sia più fragile, ma vogliamo che sia più solido e capace di affrontare le sfide del futuro. Vogliamo un partito popolare, riformista, ambientalista, laico, delle donne, degli uomini e dei giovani, un partito dei lavori e dei ceti produttivi, un partito dei diritti e un partito dei territori e della sussidiarietà.
Ma un partito non è fatto solo di un programma e delle sue radici culturali. Un partito è anche rappresentato dal proprio leader. Un leader forte per un progetto importante. Una leadership autorevole per traguardi ambiziosi. E più questa leadership è forte, più il progetto può essere portato avanti con autorevolezza e concretezza. Occorre scegliere l’uomo più affidabile, più competente. E questo uomo competente, autorevole, concreto ed affidabile, non può che essere Pier Luigi Bersani.

Proprio per questi motivi, abbiamo deciso di appoggiare con fermezza e convinzione la sua candidatura.
Perché bisogna dare un senso a questa storia.

Il comitato Casola per Bersani

Matteo Mogardi, portavoce
Milena Dalprato
Marino Fiorentini
Evelina Giorgi
Giulia Grementieri
Nicola Iseppi
Riccardo Isola
Mirka Monducci
Maurizio Nati
Cecilia Sabbatani
Giorgio Sagrini
Valentina Sagrini
Gianpaolo Sbarzaglia
Marco Unibosi

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