Il decreto legislativo del ministro Romani rischia di dare un colpo durissimo al comparto delle energie rinnovabili e al raggiungimento dell’obiettivo del 20 per cento della produzione energetica da fonti rinnovabili entro il 2020. Per questi motivi condividiamo pienamente l’allarme lanciato dalle associazioni di settore e ambientaliste che hanno manifestato davanti al Ministero dello Sviluppo economico.
Nel decreto ci sono delle vere e proprie assurdità: il limite alla crescita dell’energia solare fissato (!?) a 8mila mw totali pari a un sesto di quello previsto dalla Germania, e il prezzo di ritiro dei Certificati Verdi fissato al 70% per cento invece che all’ 85%. Oltre che assurde, queste misure sono assolutamente incomprensibili.
In questo modo il Governo non solo rema contro gli interessi e gli obblighi nazionali in termini di riduzione di emissione di CO2, ma sferra un attacco violentissimo ad un settore, quello del fotovoltaico, che impiega più di 120mila lavoratori, oltre che a pregiudicare l’indipendenza energetica di oltre 160 mila famiglie italiane. Valgono a poco, e sono state ampiamente smentite le false pretese di un’azione che coniugherebbe il risparmio alla riduzione degli incentivi alle fonti rinnovabili: le fonti pulite pesano per meno della metà del totale degli oneri di sistema, 2,7 miliardi su un totale di oltre 5,8 miliardi di euro.
Le zavorre sulle bollette italiane sono gli incentivi che negli anni e tuttora vengono devoluti a petrolieri e fonti fossili, e tutta una serie di costi impropri che tolgono dalle tasche di cittadini e imprese oltre 3 miliardi di euro all’anno.
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