C’era una volta il “modello Parma”. Le dimissioni del Sindaco di Parma, Pietro Vignali (centrodestra) – travolto da scandali e arresti per corruzione di funzionari, dirigenti e assessori della sua Giunta - segnano la fine di una esperienza amministrativa durata 15 anni, espressione politica dell’alleanza tra PdL, centristi dell’UdC (poi usciti dalla maggioranza) e movimenti civici “moderati”.
Il “modello Parma”– nelle intenzioni del PdL – doveva essere il modello da contrapporre al “modello emiliano”, espressione dell’esperienza amministrativa e di governo della sinistra riformista e del Partito Democratico, per farne il punto di partenza di una strategia finalizzata al rovesciamento dei rapporti di forza tra destra e sinistra nella nostra regione.
E la destra e il PdL, che non riescono a farsi una ragione del consenso raccolto dal PD e dagli amministratori del centro-sinistra in regione e nella gran parte degli enti locali, hanno rappresentato la nostra realtà politica, sociale e amministrativa come il prodotto di un chiuso e opprimente sistema di potere.
E’ illuminante a questo proposito quanto pubblicato sul blog del PdL casolano.
Ma che questa rappresentazione della realtà fosse, oltre che fantasiosa, un comodo alibi per nascondere – o auto-assolvere – l'inadeguatezza politica, programmatica e organizzativa della destra emiliano-romagnola è lì a dimostrarlo proprio la fine ingloriosa del “modello Parma”. Un modello pesantemente inquinato e condizionato da azioni illegali che ha prodotto debiti enormi (è illuminante la lettura delle relazioni della Corte dei Conti) e un diffuso sistema clientelare e di sottopotere.
A quelli del PdL, con la politica che hanno fatto fino qui, restano solo macerie. A noi – malgrado tutto – resta l’orgoglio di avere realizzato e di continuare a lavorare per un’esperienza di governo, per un sistema sociale ed economico, che ha fatto dell’Emilia-Romagna una delle regioni più civili e sviluppate d’Europa.
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