domenica 28 dicembre 2014

Con il Jobs act ridiamo centralità al lavoro stabile

Intervista a Filippo Taddei di Claudio Tucci (Il Sole 24 Ore, 27 dicembre 2014)

Un investimento sul contratto a tempo indeterminato, «per farlo diventare il canale di ingresso principale nel mondo del lavoro per tutte le nuove assunzioni del 2015». La «certezza per le imprese sui costi» in caso di risoluzione del rapporto, «con una forte limitazione della discrezionalità dei giudici e l`addio al reintegro nei licenziamenti economici, e nella gran parte di quelli disciplinari». Una tutela rafforzata per i lavoratori, compresi i collaboratori, con «un nuovo sussidio contro la disoccupazione involontaria», Naspi, «più lungo nelle durate, passerà dagli attuali 12 mesi a 24 mesi, e negli importi, il limite sale a 1.300 euro mensili, rispetto ai poco più di mille euro di oggi».
Per Filippo Taddei, classe 1976, responsabile Economia e Lavoro del PD, i primi due decreti attuativi del Jobs act, sul contratto a tutele crescenti e la nuova Naspi, rappresentano «una svolta» e, assieme alle misure sulla decontribuzione e lo sconto Irap contenute nella Stabilità, «mostrano la volontà del Governo di voler ridare centralità al lavoro stabile, che è stato il più grande sconfitto della crisi. Dal 2008 a oggi si sono persi il 5% dei posti di lavoro e il 35% di quelli a tempo indeterminato nella fascia d`età sotto i 35 anni».

Il compromesso raggiunto la vigilia di Natale cancella la tutela reale nei licenziamenti economici, ma non del tutto nei disciplinari...


Facciamo un confronto con la legge Fornero. Negli economici, se il licenziamento è illegittimo, oggi, in caso di manifesta insussistenza, c`è la reintegra. Da domani, per tutti i licenziamenti per motivo economico-organizzativo, la regola è l`indennizzo monetario, certo per imprese e lavoratori. Con un tetto massimo di 24 mensilità. La stessa regola varrà per i disciplinari, dove l`area della tutela reale, finora prevista in due ipotesi, è stata limitata al solo caso di «insussistenza del fatto materiale contestato». La sanzione del reintegro rimarrà se l`accusa del grave inadempimento contrattuale si rivela falsa. Inoltre, si riduce la discrezionalità dei giudici che non dovranno più accertare la sproporzionalità tra il fatto addebitabile al lavoratore e la sanzione irrogata dal datore. Chi ruba 5 euro, oggi, se il licenziamento è dichiarato illegittimo, torna in azienda, da domani ha la sola tutela monetaria.

Sì ma un po' di discrezionalità rimane. E si potrà sempre contestare un licenziamento economico chiedendone la riqualificazione come disciplinare per ottenere il reintegro...

Non credo che ciò accadrà. Intanto, lo scorso anno, i licenziamenti di lavoratori fino a un anno di anzianità di servizio, la fascia quindi più a rischio, sono stati per 96mila casi licenziamenti economici, e solo poco meno di 10mila disciplinari. Poi, le nuove regole lo scoraggiano, per due motivi. Primo il lavoratore deve provare che il fatto contestato è di natura disciplinare e non economica. Secondo, deve dimostrare, inoltre, che non è vero. Perché se il fatto contestato è vero non ha vantaggi potendo ottenere un indennizzo. Ma dopo più tempo e pagando le spese legali. Quindi si ricorrerà al giudice solo quando si avrà la certezza che il datore ha fatto il furbo.

Per Ncd la soluzione era l`introduzione dell`opting out e la limitazione del reintegro ai reati penali...

Un eventuale opting out, cioè la possibilità per l`impresa di convertire la sentenza di reintegro pagando un indennizzo, ci avrebbe esposto al rischio di eccesso di delega. E anche l`ipotesi del reato perseguibile d`ufficio non chiudeva la questione visto che ci sono accuse odiose che non hanno natura penale e che non è giusto, se false, che portino alla perdita della tutela reale.

Pensate davvero di ridurre così il contenzioso?

Sì. Abbiamo anche rafforzato la conciliazione, che vale pure per i disciplinari. Qui l`offerta del datore di lavoro è un indennizzo economico, da un minimo di 2 a un massimo di 18 mensilità, a seconda dell`anzianità di servizio, e le somme sono esentasse.

E sui collettivi?

Abbiamo esteso anche a loro le nuove regole. È una prova di coerenza. Stiamo cambiando radicalmente la filosofia del mercato del lavoro: al centro vogliamo mettere il lavoratore, inteso come bagaglio di competenze, e non il posto. E quindi uniformiamo le norme.

Ecco perché avete invertito l`onere della prova?

Vogliamo certezza. Se l`impresa licenzia perché è in crisi, e il dipendente non accetta l`offerta conciliativa, ha la possibilità di ricorrere al giudice per chiedere la riqualificazione del motivo di licenziamento. Ma se il licenziamento nasce come disciplinare - per esempio, hai rubato - la prova resta in capo al datore.

Per chi perde il lavoro, finalmente decolla il contratto di ricollocazione...

Infatti. I centri per l`impiego faranno un primo screening delle difficoltà di collocamento del soggetto, poi si darà un voucher da presentare a un’agenzia pubblica o privata accreditata. L`agenzia lo incasserà solo a risultato ottenuto.

E poi c`è la nuova Naspi?

Decollerà dal 1° maggio 2015. Il sussidio durerà 24 mesi, non più 12, e varrà per tutti i dipendenti. Abbiamo previsto anche un assegno di disoccupazione (Asdi) per chi ha esaurito la Naspi e si trova in una condizione economica di bisogno.

Per i collaboratori, invece?
Avranno, sperimentalmente per il 2015, una indennità di disoccupazione che supererà l`attuale regime dell`una tantum. L`ammortizzatore durerà sei mesi, in attesa del riordino normativo dei contratti di collaborazione che arriverà a gennaio con il decreto delegato con le altre semplificazioni contrattuali.

Toccherete quindi altri contratti, anche quelli a termine?

In coerenza con la delega, vogliamo riordinare le regole su tutte le tipologie contrattuali più precarie. Personalmente ritengo che con l`avvio del nuovo contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti vada rivisto anche il contratto a termine. Non può più essere usato, impropriamente, come periodo di prova allungato.

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