domenica 28 dicembre 2014

Presto ci sarà l'inversione di rotta

Intervista a Debora Serracchiani di Carlo Bertini (La Stampa, 27 dicembre 2014)

«L’unica cosa che abbiamo da rimproverarci rispetto ai giovani della generazione 2.0 è di non fare le cose in fretta come loro si aspettano». Sono passati cinque anni da quando Debora Serracchiani irruppe sulla scena scagliandosi contro la politica dei soliti noti. Oggi è vicesegretario del partito guidato dal premier rottamatore che vuole cambiare verso al paese, ma le nuove generazioni sono ancora costrette dalla crisi a scappare dall`Italia. «La strada è ancora lunga, le cose da fare sono tante e ad essere onesti le resistenze sono parecchie. Ma abbiamo fatto già molto».

Lei fa parte della nuova leva che da quasi un anno siede al ponte di comando. Intende dire che non siete riusciti ancora a scalfire le incrostazioni del sistema?

«Certo è più dura di quanto uno creda. Ma abbiamo dato segnali molto importanti. Cinque anni fa non avrei mai immaginato che ci sarebbero stati tanti giovani e tante donne al governo. Poi uno pensa che basta avere buone idee, coraggio e determinazione per farcela. È vero. Ma le resistenze, di quelli che non vogliono cambiare nulla, che stanno bene come stanno, sono tante. E ciò vuol dire che bisogna fare una rivoluzione. Parliamoci chiaro: siamo in un Paese fermo da vent`anni. Abbiamo sempre rimandato le riforme strutturali, c`è sempre ciò che è perfetto e non si tocca, come lo Statuto dei lavoratori, che risale al 1970. Invece la storia è fatta di grandi cambiamenti, ma ora bisogna fare tutto insieme e questa è la maggiore complicazione».

Il jobs act risolverà il problema della disoccupazione giovanile?


«Bisogna vedere i fatti: nei decreti attuativi succede una cosa che per chi guarda il mondo da sinistra è epocale. C`è un investimento nel contratto a tempo indeterminato come canale di ingresso principale al mondo del lavoro. Una risposta a quei giovani che per troppo tempo si sono sentiti fare solo proposte a termine o nessuna proposta. In più c`è una vera estensione delle tutele, il sussidio di disoccupazione aumenta e si allunga nel tempo».

Dicono i grillini che Renzi ha distrutto il futuro dei giovani con un contratto in realtà precario che non garantirà mai di avere un mutuo dalla banca.

«Ora i giovani hanno quasi sempre un contratto precario, quando sono fortunati. Mentre per la prima volta avranno la possibilità di avere un contratto subordinato con tutte le tutele. Quando mai negli ultimi vent`anni i giovani erano garantiti? Potevano essere mandati a casa in qualunque momento, anche perché l`obbligo di reintegro non è più stata una garanzia e una certezza, men che mai per i giovani».

La seconda obiezione è che le tutele non sono estese perché non ci sono le risorse: un`illusione ottica, dicono da sinistra.

«Abbiamo messo risorse per i contratti a tempo indeterminato che hanno agevolazioni forti per i primi tre anni e anche per gli ammortizzatori sociali. E faccio un`osservazione: se uno punta a creare posti di lavoro non punta sugli ammortizzatori sociali. Che comunque ora hanno un modello nuovo con un riordino del sistema».

Insomma, nulla da rimproverarvi con la generazione 2.0?


«Siamo solo all`inizio, ci sono tantissime cose da fare, mi rammarica solo non farle nei tempi che la società richiede. Ancora oggi mi convocano alle riunioni via fax e rischio di non andare perché non li guardo più i fax. Forse in un anno non abbiamo cambiato tutto il corso delle cose, ma la determinazione è tanta e confido che ci sarà presto l`inversione di rotta».

Anche nella scelta per il Colle conterà in qualche modo l`età?


«Ci vuole la persona giusta che rappresenti tutti gli italiani e non c`è un identikit che parte dall`anagrafe. La scelta è impegnativa, ma credo che ci arriveremo in condizioni migliori di quelle passate. E nel Pd c`è la consapevolezza che non possiamo giocarci la credibilità conquistata in questi mesi».

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