lunedì 10 agosto 2015

INPS, +252.000 nuovi rapporti di lavoro: questi i numeri che interessano Governo e PD

I dati diffusi dall’INPS dicono che siamo sulla strada giusta contro il precariato e che il Jobs Act è un’occasione da non perdere, soprattutto per la nostra generazione”. Lo scrive Matteo Renzi, sul sito del Governo, a proposito dei dati diffusi oggi dall’Inps sull’occupazione del primo semestre.

Mentre Calderoli e le opposizioni contano il numero degli emendamenti, noi contiamo quanti contratti di lavoro stabili ci sono in più: nel primo semestre 2015 crescono di 252.177 i nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato rispetto allo stesso periodo del 2014, secondo i dati INPS. E’ importante ricordare che l’INPS, registrando le posizioni contributive dei lavoratori, ha i dati più precisi e aggiornati sull’effettivo andamento del lavoro stabile.
Si stabilizza il lavoro e cambia in particolare nel settore privato dove, nei primi sei mesi del 2015, le nuove assunzioni a tempo indeterminato sono state 952.359, ovvero il 36% in più rispetto al 2014. Sono questi i numeri che interessano il governo e il PD.

E’ la differenza tra chi si impegna per far aumentare il lavoro nel Paese e chi perde tempo presentando una valanga di emendamenti per bloccare il lavoro del Parlamento. Il precariato del mercato del lavoro italiano non è ancora sconfitto ma questi sono, dopo molti anni, i primi dati che segnalano un cambio di direzione.
Questi dati ci dicono che bisogna andare avanti con le riforme che servono a far ripartire il Paese.
Non bisogna mollare, soprattutto adesso che i segnali dal mondo del lavoro parlano in modo più tangibile di un’inversione di tendenza.
Il PD è impegnato a consolidare un risultato che dà fiducia ma dal quale si deve trarre l'impulso a fare di più. Quei 252 mila nuovi posti a tempo indeterminato non sono un dato statistico: sono persone, famiglie, progetti di vita. Verso di loro, e ancora di più verso tutti gli altri che ancora un lavoro non ce l’hanno, il PD ha un obbligo politico e morale, che non può essere deluso.   Le riforme non sono un concetto astratto, ma interventi precisi e concreti per rimettere in piedi l’Italia, sapendo che se non verranno fatte i primi a rimetterci saranno i più deboli.

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