venerdì 11 dicembre 2015

A proposito del voto in Francia

Gli alleati di Marine Le Pen

di Matteo Renzi

Una mia considerazione contro corrente. Il risultato delle elezioni regionali in Francia, con l’affermazione – al primo turno, occhio, al primo turno – della Le Pen, non deriva tanto dalla reazione agli attentati del 13 novembre. I risultati non sono così distanti dai sondaggi precedenti a quella tragica notte. È che in tutta Europa è molto forte il messaggio populista e antieuropeo.

Personalmente considero l’Europa la più straordinaria novità politica del secolo scorso. Non saremo mai sufficientemente grati ai fondatori per la lungimiranza e la voglia di pace che li ha portati a coltivare il sogno europeo.

Oggi chi vuole bene all’Europa deve difenderla da una certa miopia. Certe politiche economiche e certe impuntature tecnocratiche sono il più grande alleato della Le Pen in Francia o di movimenti simili nel resto del continente.

L’Italia può permettersi di dirlo perché è tra i pochi paesi che rispettano le regole europee. Che rispetta i vincoli molto stretti del deficit. Che sta facendo le riforme sempre promesse e sempre rinviate fino all’avvento del nostro governo. Che sta finalmente facendo scendere la curva del debito, che ha sempre contribuito al bilancio dell’Europa mettendo più soldi di quelli che prende.

Aggiungo: noi rappresentiamo il partito più votato dai cittadini europei. Siamo da sempre su una posizione che sostiene l’Europa e lotta contro la demagogia (del resto nella storia i demagoghi finiscono sempre per diventare come quelli che criticano).

Proprio per questo l’Italia può permettersi di dire la verità. Chi vuole bene all’Europa oggi lavora per cambiarne la direzione di politica economica, parlando più di crescita e occupazione che non di rigore e austerità. Negli ultimi sette anni gli Stati Uniti di Obama hanno scelto una linea diversa dall’Europa: i risultati in termini di posti di lavoro e crescita danno ragione agli americani, non agli europei.

Noi che vogliamo bene all’Europa dobbiamo lottare perché i vari leader e i loro ministri capiscano che è il momento di cambiare passo.

A gennaio 2015 abbiamo ottenuto un primo risultato importante con la flessibilità. Ma c’è da fare di più. E va fatto adesso.

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