Il PD è una ''squadra'', è l'unico partito che vive a prescindere dalle sorti del leader, ma questo non significa che non abbia bisogno di una guida forte, un leader in grado di far vincere questa squadra. Lo ha detto Matteo Renzi durante il suo intervento alla festa del PD di Carpi, in provincia di Modena, trasmesso da YouDem. ''No, non mi sento un leader. Ma credo che i leader in politica servano. C'è una discussione anche tra di noi, al nostro interno".
"Il PD è l'unico partito che prescinde dal leader; il PdL se togli Berlusconi... vengono giù; Scelta civica è molto legata a Mario Monti; anche dalla nostra parte dello schieramento: SEL... facciamo fatica a individuare bene cosa è, ci sono ottimi parlamentari e amministratori ma tutti pensiamo a Vendola. Il M5S a maggior ragione". ''Da noi - ha aggiunto - non è così e questo è un fatto molto positivo. Io credo al PD come a un luogo dove si fa comunità. Credo però che questo non significhi che non possiamo avere qualcuno che ci guida, ho avuto una discussione con Bersani su questo. Lui dava un'espressione brutta dell'uomo solo al comando, io ho ricordato che l'uomo solo al comando non è un'espressione brutta: nel '49 c'era Fausto Coppi. Penso che il PD debba essere una bella squadra, ma non possiamo nemmeno pensare che si passi il tempo a litigare tra i vari capicorrente. Serve qualcuno capace ''di portarci per una volta a vincere”.
"A settembre decideremo, nel frattempo troverei sbagliato cambiare le regole in corsa". Così Matteo Renzi ha risposto a chi gli chiedeva se si candiderà a segretario del PD. "Per esempio, farei votare, come è sempre stato i 16enni perché altrimenti si da' un messaggio brutto, di paura"", ha aggiunto il sindaco di Firenze, intervistato alla Festa del PD di Carpi, nel modenese. "Non ne possiamo più delle correnti del Pd", ha continuato, tra gli applausi, "parliamo di problemi veri".
Calderoli, ''definirlo uomo politico mi pare eccessivo, ha detto cose vergognose: in un paese civile va a casa e va a casa per sempre”. Così Matteo Renzi si è associato alle richieste di dimissioni dalla vicepresidenza del Senato di Roberto Calderoli dopo le frasi sul ministro per l'immigrazione Cécile Kyenge.
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