lunedì 2 febbraio 2015

Renzi: “Ora avete capito cos’è il patto del Nazareno”

“È la rivincita del PD. Sul Colle non c’erano accordi. NCD ha fatto confusione”

di Federico Geremicca (La Stampa, 1 febbraio 2015)

Dice: «Ora stacco, però. Vado a vedere la partita di mio figlio con la Settignanese: tutto il resto va in coda, ne riparliamo tra qualche giorno. Dai, disintossichiamoci un po’... Per esempio, è vero che sono dispiaciuto per la cessione di Cuadrado al Chelsea di Mourinho: ma magari con tutti quei soldi rifacciamo mezza squadra». Sono le sei del pomeriggio e Matteo Renzi sbadiglia mentre l’auto corre veloce verso Firenze. Finge che questo gelido 31 gennaio sia un giorno come un altro, sapendo perfettamente che non è così: ha giocato al meglio il match più difficile per un leader di partito, gli cascano addosso lusinghe e complimenti ma lui - come fosse un politico di vecchio conio - non ci casca e dice, perfettamente, quel che in questi casi bisogna dire. 
«Ma sì, certo che li ascolto e li leggo i complimenti - spiega -. Capolavoro, trionfo, mossa geniale... Però non penso che ad aver vinto sia stato io, o soltanto io: hanno vinto tutti, e da questa vicenda tutti recuperano tanta, ma tanta credibilità». Ricostruisce momenti e protagonisti della guerra-lampo del Quirinale, lo fa con la magnanimità del vincitore e non infierisce: se non con chi ha giocato sporco o lo ha deluso. Angelino Alfano, per esempio; Silvio Berlusconi, in qualche modo; e poi, naturalmente, tutti quelli che lo hanno accusato di aver svenduto il suo PD sull’altare dello scelleratissimo Patto del Nazareno. Racconta. «Io non posso andare a correre per Roma, come facevo a Firenze, e allora mi sono procurato un tapis roulant e l’altra sera, non lo avessi mai fatto, mentre mi allenavo seguivo un talk show, Piazza Pulita, credo. Tutta la puntata sul mio accordo segreto con Berlusconi, l’elenco delle nefandezze - futuro Presidente compreso - che starebbero scritte nel Patto del Nazareno: cose che se fossero vere, mi dovrebbero arrestare». Tira un fiato. Anzi, sbadiglia: «Lo so che è inutile, ma lo ripeto: in quell’accordo c’erano e ci restano la riforma del Senato, quella della legge elettorale e la scelta di ridare più poteri allo Stato rispetto alle Regioni. Non ci credono? Non posso farci niente: avranno altre sorprese, come quella di Sergio Mattarella al Quirinale».
Già, Mattarella al Quirinale. La scelta vincente: e appunto, sorprendente. Il nome del giudice costituzionale, infatti, difficilmente può esser considerato il «frutto avvelenato» di accordi segreti con Berlusconi... Arginando la voglia di alzare i toni, Renzi dice: «Io propongo Mattarella, loro restano sorpresi: e allora, cosa fanno?». Ecco, cosa fanno? «Fanno che da una parte, la loro parte, dicono che ho tradito il Patto del Nazareno, lasciando intendere che in quel patto ci fosse scritto anche il nome del nuovo Presidente: del tutto falso. E dall’altra, più o meno in casa nostra, spiegano che se ho scelto Mattarella è grazie a loro, che avrebbero bloccato quell’indecente accordo segreto. Ma che vuole che le dica: va bene così. Non è momento di far polemiche, perché c’è tanto da lavorare. E credo che adesso si possa farlo meglio, visto che il Parlamento è più sereno e si è convinto che la legislatura possa arrivare fino al 2018».

I sospetti e i veleni. Le malizie e le indecenze. Chi è che nelle ore roventi e decisive lo ha deluso di più? Adesso che è fatta, le mani di Matteo Renzi sono piene di ramoscelli d’ulivo. Ne ha per tutti. O quasi tutti. «Ho visto nel PD un grande orgoglio, e un grandissimo senso di responsabilità. I militanti, i circoli, sono contenti. I gruppi parlamentari ancora di più. Si sono tolti un peso: il pasticcio di due anni fa. Hanno vissuto questo passaggio come una rivincita. Ora quell’incidente è chiuso: e non lo dico io, lo dicono i fatti, lo dice l’elezione di Sergio Mattarella: una persona perbene, un punto di equilibrio, un uomo che sarà un grande Presidente».

Ramoscelli d’ulivo. Ma, dicevamo, non per tutti. Deluso da Berlusconi? «Lasciamo stare la vicenda del Quirinale, dove è stato mal consigliato e troppo pressato: non solo da Fitto. Credo che Berlusconi, alla fine, Mattarella lo avrebbe votato, e che già due anni fa avrebbe potuto dirgli di sì. Il punto non è più questo: il punto è che deve decidere cosa vuol fare. La legge elettorale, per esempio, serve al Paese e l’abbiamo scritta assieme, lui e noi del PD: va avanti o si ferma? Noi andiamo avanti, lui ci dica un sì o un no. E la riforma del Senato? Dopo mesi di lavoro comune, vuol buttare a mare anche quella?». Il tono, naturalmente, è di chi vuol ricucire una ferita e riprendere il cammino interrotto, ma non ha ben chiaro come andrà. Diverso il discorso per Angelino Alfano. «Non è vero che abbiamo litigato - chiarisce Renzi - e che io lo abbia strigliato. Certo, però, che quelli dell’NCD un po’ di confusione l’hanno fatta. Se stanno al governo con noi, che senso ha fare patti di consultazione con chi è all’opposizione? E poi, il Quirinale è una cosa - spiega - e tutto il resto un’altra. C’è stata confusione, ripeto: e certe faccende, diciamo territoriali, hanno aggiunto qualche complicazione. Che senso ha, mi chiedo, tirare in ballo le elezioni al Comune di Milano dell’anno prossimo, la candidatura a sindaco, fare pressioni, proporre scambi, tirare in ballo ministri come Lupi per il dopo-Pisapia?». 
Però anche su questo Matteo Renzi si dice pronto a ripartire da zero. Si gusta la vittoria ma non maramaldeggia. «La strada è lunga - conclude - e stavolta ce l’abbiamo fatta con un po’ di fortuna...». La pagina è voltata, lui è contento ma non può darlo troppo a vedere. Il “giovanotto”, insomma, cresce. E cresce in fretta: perfino troppo in fretta secondo i più...

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